Corteggiata e convinta a fare un mutuo in posta
BELLUNO. Ha fatto un mutuo per dare i soldi all’uomo che diceva di amarla. Una donna di Belluno, seguita da un amministratore di sostegno, ha creduto di essere corteggiata e si è fidata a tal punto da accendere un finanziamento in un’agenzia di Poste italiane e consegnare 14 mila euro in assegni a un uomo, che in realtà non provava alcun interesse per lei, al di là di quello economico. Si tratta di un colombiano, che aveva architettato il piano insieme a due complici: un connazionale e una donna bellunese. I tre sono indagati non solo per circonvenzione d’incapace, ma anche per rapina, estorsione e minacce aggravate. Non è ancora scattato il rinvio a giudizio, di fronte al giudice per le udienze preliminari Coniglio e al pubblico ministero Marcon, perché manca una notifica all’avvocato di fiducia di uno dei tre. Il legale potrebbe non sapere dell’esistenza di questo procedimento penale e se ne riparlerà il 16 gennaio.
Il caso è scoppiato quest’anno e le indagini hanno coinvolto tre persone, una delle quali risulta detenuta per altro motivo, ecco spiegata la presenza degli agenti della polizia giudiziaria ieri in tribunale. Presenti gli avvocati Colle, Coppa e Pasin, oltre a Rui che è l’amministratore di sostegno della vittima e ha intentato anche una causa civile nei confronti di Poste italiane, in maniera da rescindere il contratto del mutuo. Un’udienza è già in calendario per il 14 marzo, quello che non capisce è come sia stato possibile concedere un mutuo a una cliente che ha degli evidenti problemi.
Secondo la tesi dell’accusa, uno dei due sudamericani non ha fatto fatica a capire le difficoltà di questa donna sui 35 anni e ha cominciato a riempirla di attenzioni. Una sorta di corteggiamento, che è servito a carpirne la fiducia. Il secondo passo è stato quello di chiederle dei soldi. Denaro che lei non aveva, di conseguenza l’unico sistema era quello di rivolgersi alle Poste. Ha un lavoro e tanto è bastato come garanzia all’impiegata che gliel’ha accordato. Dopo aver ricevuto degli assegni, i tre avrebbero voluto degli altri soldi, l’hanno pesantemente minacciata, prospettandole il fatto che, se non avesse pagato, sarebbero arrivati a bruciarle la casa.
Ma ci sarebbe stato anche un furto con strappo, nel momento in cui la parte offesa si è presentata a un appuntamento e le sarebbe stato strappato un tablet di sua proprietà. Le accuse sono queste e per queste è stato chiesto il rinvio a giudizio per tutti e tre. L’udienza preliminare, in camera di consiglio, è durato poco e si è conclusa con un rinvio a metà gennaio, quando tutti i difensori avranno le notifiche necessarie.
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