Con “Terre dei Gaia” a Feltre si riscoprono le varietà autoctone

BELLUNO. C’è chi ha deciso di coltivare vigneti resistenti e chi, invece, ha scelto di fare un tuffo nel passato andando a recuperare le varietà autoctone. E prediligendo il biologico. È il caso di Claudio Polesana, titolare dell’azienda agricola Terre dei Gaia (dal soprannome della sua famiglia) a Feltre. Trentasette anni, un passato da responsabile commerciale di una grossa azienda del territorio «con cui guadagnavo bene», ad un certo punto è arrivata la chiamata dalla terra. «Non ce la facevo più a vivere in un mondo dove si corre sempre. Mi facevo ogni settimana tanti chilometri, ero pagato bene, ma non mi sentivo libero. Il mio bisnonno era vignaiolo, e forse qualcosa di quei geni è passato a me». Polesana racconta che in quel momento è partita, grazie all’appoggio della sua famiglia, la svolta.
«Abbiamo recuperato dei vigneti in stato di abbandono, e un anno dopo l’altro ci siamo allargati: oggi vinifichiamo 16 mila bottiglie di varietà autoctone».
Il viticoltore parla del suo Bianchetta gentile di Fonzaso a bacca bianca che «fino ai primi del Novecento compariva sulle tavole dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe», e della Pavana rossa tipica del Feltrino. «Pochissimi la vinificano ed è espressione del territorio, un territorio che merita rispetto, che va conservato. Per questo il ritorno al passato, alle tradizioni. Non dimentichiamo che fino ai primi del ’900 questa provincia era vocata alla viticoltura con i suoi mille ettari coltivati a vite, poi si è persa perché si è creduto che la fabbrica potesse dare più remunerazione economica con meno sforzo».
Per il titolare delle Terre dei Gaia «tornare ai vitigni autoctoni significa un ritorno alle cose semplici, a dove conta la qualità e non la quantità del prodotto. Il nostro obiettivo è quello di conquistare il mercato interno. Se uno vuole il nostro vino lo invitiamo a vedere i nostri vigneti, perché solo così potrà capire l’importanza di questo prodotto. Se una persona capisce la filosofia che sottende al tuo lavoro, allora poi ne diventerà il tuo primo promotore in giro e col passaparola il mercato si allarga».
Ma per far conoscere questo prodotto di nicchia, Polesana si è inventato diverse iniziative. «Facciamo tante serate in giro per far conoscere questa realtà vinicola, inoltre teniamo dei corsi di cucina. Senza contare che con l’uva produciamo dei prodotti cosmetici. Grazie alle competenze di mia moglie che aveva promosso una linea biologica in una farmacia», continua Polesana, «sappiamo quali sono le cose che cerca la gente. Selezioniamo le nostre uve per passarle poi ad una farmacia per la preparazione dei prodotti. Inoltre lavoriamo anche le piante officinali che coltiviamo in alta montagna dove l’estate portiamo al pascolo le pecore».
E gli investimenti non mancano. «Stiamo costruendo anche una cantina a Feltre dove realizzeremo un punto vendita. Pian piano il nostro progetto sta prendendo forma. Andare al Vinitaly, quindi, mi rende orgoglioso e sfrutterò questa opportunità per far conoscere il territorio. Perché presentare un prodotto significa, per me, presentare un territorio. Per cui lasciamo perdere la concorrenza tra noi, ma lavoriamo tutti insieme per promuovere questa provincia che è bellissima». —
P.D.A.
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