Colmanet e Sagrillo ambasciatori della musica

I due musicisti sono volati in Brasile per partecipare alle premiazioni. Da 25 anni si recano a suonare in Sud America



. È qualcosa di molto raro (e prestigioso) per i musicisti di casa nostra. Ci sono la passione e il talento, ma anche l’impegno e la continuità dietro ai riconoscimenti concessi a Pio Sagrillo e Claudio Colmanet, diventati ambasciatori della musica italiana in Brasile. Da venticinque anni portano la musica dalle latitudini feltrine a quelle sudamericane e per questo hanno ricevuto non uno, ma due onorificenze, quella di membri ad honorem dell’accademia musicale del Brasile che gli è stata conferita a Rio de Janeiro, e poi la medaglia di merito culturale Carlos Gomes, concessa dal Ministero della cultura brasiliano dal 1983 a maestri, direttori d’orchestra, cantanti, che diffondono la musica nel Brasile.

Questa medaglia dà anche il titolo di “Comendador da musica”. I musicisti feltrini sono volati in Brasile per ricevere questi riconoscimenti, partecipando alle due cerimonie di consegna durante le feste natalizie. Una trasferta di una decina di giorni ricca di soddisfazioni.

Pio Sagrillo, classe 1958, è insegnante nell’istituto comprensivo di Pedavena. Ha studiato al conservatorio di Castelfranco, nel 2008 è diventato cavaliere al merito della Repubblica italiana e attualmente è organista del Duomo di Feltre. È il fondatore e direttore del coro Solo voci. Claudio Colmanet, classe 1962 di Seren, è violinista e direttore d’orchestra. «Sono venticinque anni che andiamo a suonare in Sud America», dice il feltrino Pio Sagrillo. «Abbiamo iniziato nel Rio Grande do Sul, nella zona dell’emigrazione italiana, viaggiando anche con l’associazione Bellunesi nel mondo, oppure accompagnando dei cori e vari gruppi. Abbiamo conosciuto i discendenti degli emigranti, il legame che mantengono con il Paese d’origine è unico e là si ritrova un po’ del nostro passato. Poi pian piano ci siamo avvicinati sempre di più a San Paolo e a Rio de Janeiro, dove c’è il cuore della musica brasiliana. L’estate scorsa abbiamo suonato al festival barocco a Rio, portando Vivaldi, Corelli. In Brasile viene chiamata musica erudita, invece di classica», spiega. «Non penso ci siano italiani che sono stati in Sud America a suonare per un periodo più lungo di questo».

L’apprezzamento per i due feltrini che da un quarto di secolo vanno a portare la musica italiana in Brasile è stato testimoniato dalle onorificenze attribuite dal presidente dell’Academia de musica do Brasil Roberto Von Strecher Trench e da Jose Carlos Colomo Do Couto, presidente della società che ha assegnato le medaglie di merito culturale. «Sono stati dieci giorni intensi», racconta ancora il maestro Pio Sagrillo. «Lo stesso giorno che abbiamo ricevuto il titolo di membri ad honorem dell’accademia del Brasile, siamo andati a suonare con il parroco della parrocchia della Divina provvidenza di Rio de Janeiro, gestita da preti polacchi, in una favela dove il prete faceva la benedizione delle case, cantando e suonando. È stata un’esperienza speciale. Non si frequentano soltanto i grandi teatri e le università, ma si entra anche nel mondo e nello spirito del Brasile più vero, che non è quello che viene descritto dalle promozioni». —



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