Cittadini preoccupati per le viti di Cor

Il prosecco arriva in Valbelluna tra sbancamenti imponenti e agricoltori locali infuriati, ma c’è anche il rischio per la salute
Di Irene Aliprandi

BELLUNO. Lì dove un tempo c’era una delle piane più belle del Castionese, oggi ci sono ruspe e cumuli di terra movimentata. È forte il malumore degli abitanti di Castion che giustamente si sono sempre vantati di vivere in un territorio spettacolare. Da qualche tempo, però, due delle aree di maggior pregio sono coinvolte in operazioni che le stanno snaturando. Dopo Modolo, dove da quasi due anni centinaia di camion scaricano la terra di scavo del Col Cavalier, da qualche mese la piana di Cor è stata venduta ad imprenditori trevigiani, la Società Agricola Le Rughe, azienda vinicola di Conegliano specializzata nella produzione del prosecco, intenzionata a realizzare un vigneto di una ventina di ettari.

Diplomato in agronomia e laureato in tecniche di radiologia, il consigliere comunale del Pd Mirco Costa in questo contesto ha le competenze adatte per raccogliere le proteste dei castionesi, preoccupati per l’economia agricola locale, ma anche per la salute della popolazione residente. «Non voglio fare allarmismi», spiega Costa, «ma conosco bene le tecniche di coltivazione delle viti e non si può ignorare la quantità di fitofarmaci necessari alla produzione del prosecco. Non voglio nemmeno contestare l’azienda trevigiana, che fa il suo lavoro, e riconosco che le colline di Conegliano sono bellissime proprio per i vitigni che le caratterizzano. Ma ci sono elementi da analizzare con attenzione».

I dubbi riguardo al futuro vitigno di Cor, infatti, possono essere numerosi.

Il paesaggio. I filari hanno bisogno di un terreno particolare, per esposizione, drenaggio e accessibilità dei macchinari quando si tratta di colture vaste. In futuro a Cor si vedranno delle belle viti, ma in questo momento gli amanti di quella piana si disperano guardano le montagne di terra movimentate dalle ruspe. La modifica del paesaggio ormai è da considerarsi irreversibile.

L’agricoltura locale. «Mentre nel bellunese abbiamo sempre avuto un’agricoltura diversificata, attenta alla biodiversità e concentrata sulla sussistenza», spiega Costa, «in pianura si fa monocoltura intensiva. Gli imprenditori agricoli trevigiani, sostenuti da capitali rilevanti, sono arrivati a Belluno con le disponibilità per comprare o affittare i terreni migliori, spazi che non sono più disponibili per i bellunesi. In un periodo come questo in cui l’agricoltura potrebbe essere una buona alternativa alla crisi manufatturiera, questo è un brutto colpo». Due sono i motivi che spingono i produttori di prosecco a sbarcare in Valbelluna (c’è già un grande vigneto a Limana e si parla di altri contratti conclusi da poco). Il primo è climatico: le temperature si sono alzate e la Valbelluna è diventata (c’è chi dice tornata) adatta a quella produzione, che nella bassa invece peggiora portando a un vino troppo dolce. In secondo luogo la Regione ha esteso la superficie certificata Docg e i produttori hanno bisogno di terra per stare al passo con le richieste. Problemi simili agli imprenditori trentini di mele arrivati da qualche anno nel feltrino, non senza impatto.

Agricoltura biologica. «C’è chi dice che i vitigni di Cor saranno biologici», dice ancora Costa, ma è davvero difficile coltivare la vite senza l’uso dei pesticidi. Ne servono anche 30 trattamenti all’anno, cioè la vite va continuamente irrorata con i pesticidi per crescere sana». Nei pressi del futuro vitigno, però, ci sono diverse piccole imprese agricole che con molta fatica stanno cercando di crescere proprio grazie al marchio bio. Piccoli frutti, miele e cereali castionesi aspirano all’eccellenza bio, ma la legge dice che non può esserci una fonte inquinante o una coltura intensiva a poca distanza, quindi il lavoro fatto dagli agricoltori locali rischia di essere vanificato e va detto che sono proprio loro i più arrabbiati per l’arrivo dei concorrenti trevigiani.

La salute. L’ultima, ma solo per evitare allarmismo, preoccupazione riguarda la salute. I fitofarmaci (o pesticidi) sono noti per le loro proprietà cancerogene e sono nocivi a tutti gli esseri viventi. Ciò che viene usato in agricoltura non scompare nel nulla: i pesticidi vengono assorbiti dalla terra, dalle falde acquifere e dagli organismi. In alcune zone i residenti vengono avvisati di chiudere le finestre e rimanere in casa nelle ore in cui vengono spruzzati i fitofarmaci sulle viti. L’Usl n.7 di Pieve di Soligo ha anche fatto uno screening su 500 persone, per lo più bambini, nei comuni dell’area del prosecco scoprendo la presenza di consistenti residui nelle urine. «Il punto sta nell’evitare la sommatoria di fonti inquinanti», precisa Costa che lancia il suo appello ai proprietari di terreni: «La politica non basta se i cittadini non sono sensibili. Dobbiamo mantenere le nostre terre come patrimonio, non svenderle a chi paga di più, ma questa è una battaglia che ci chiede di fare squadra».

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