Cia e Coldiretti scommettono sul biologico

«La viticultura è una possibilità ma non bisogna trasformare il territorio in una monocultura»

BELLUNO. Una possibilità interessante, se sfruttata secondo regole che garantiscano una convivenza “pacifica”. Le associazioni di categoria guardano con favore allo sviluppo della viticultura tra Valbelluna e Feltrino. «Al momento il clima non è ottimale» commenta Roberto Fugazza, direttore della sezione provinciale della Conferazione Italiana Agricoltori, «in provincia sono aumentati gli ettari di superfici vitate e il fenomeno non riguarda solo il glera. Si punta anche su altre varietà, in particolar modo quelle resistenti. La cosa importante, per il territorio bellunese, è che si crei un clima di convivenza e non di reciproca diffidenza. Il vigneto in provincia di Belluno è una possibilità e va valutato ma non bisogna trasformare la Valbelluna in una monocultura. Secondo me la strada è quella delle coltivazioni biologiche o comunque con criteri sostenibili. La direzione è quella, e porterà un vantaggio anche per i territori».

Anche Silvano Dal Paos, presidente della Coldiretti bellunese, suggerisce un uso minimo dei trattamenti, quasi biologico. E, nonostante guardi alla viticultura come ad una possibilità interessante per i giovani, consiglia di diversificare le coltivazioni, almeno in un primo periodo. «Ben venga il prosecco, se coltivato dai bellunesi» spiega, «negli ultimi anni vedo un grande ritorno dei giovani all’agricoltura, ne sono sbalordito. Si tratta di ragazzi diplomati o laureati che scelgono di investire sulla terra bellunese. A loro dedichiamo un corso di “primo insediamento” dove insegniamo le basi dell’agricoltura. Mentre nel campo della viticultura abbiamo un funzionario formato sul tema». Secondo Dal Paos «non tutta la provincia di Belluno è adatta alla coltivazione delle viti». Oltre al fattore climatico, le difficoltà nascono anche da fatto che gli appezzamenti sono molti frazionati e spesso in pendenza, condizione che rende difficile l’utilizzo di molti macchinari. «La condizione ideale per questa provincia è il biologico» spiega, «spesso l’agricoltore è più sensibile del consumatore». Il presidente Coldiretti frena però l’entusiasmo. «La viticultura un tempo era principalmente una coltivazione per autoconsumo o di completamento. Per il futuro potrebbe essere un’attività interessante ma suggerisco, almeno all’inizio, di fare un po’ tutto perché il prosecco inizialmente non rende». (v.v.)

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