Christian ha donato cuore e fegato. La mamma: «Rivivrà in due bambini»

Gli ultimi giorni una vera odissea. A Padova la scoperta della meningite e il tentativo di un’operazione disperata
Cristina Contento
L'unità di medicina di laboratorio dell'università di Padova
L'unità di medicina di laboratorio dell'università di Padova

Il cuore di Christian batte ancora. Il piccolo stroncato da meningite a 15 mesi salverà i due bambini che riceveranno uno il suo cuore, l’altro il suo fegato. I due organi sono stati donati: prelevati dal corpicino all’ospedale di Padova nella notte tra sabato e domenica, hanno avuto destinazione a Roma e a Torino dove attendevano i due pazienti.

Meningite batterica a Belluno, bimbo muore a 15 mesi

«Il suo cuore non ha mai smesso di battere. Abbiamo deciso di donare gli organi e ora sta battendo nel corpo di un altro bambino attraverso il quale il nostro piccolo angelo continuerà a vivere. Per sempre mamma e papà».

Mamma Olesya Stavchanska e papà Nazariy Lozovyy sono due trentenni di origini ucraine che da 15 anni vivono a Belluno e sono cittadini italiani (hanno frequentato le superiori in città, lavoro in provincia): «È stato un bimbo tanto desiderato e amato. Christian era meraviglioso, gli abbiamo dato il meglio, abbiamo fatto di tutto...».

Una meningite batterica fulminante lo ha stroncato a 15 mesi, nonostante fosse vaccinato per la malattia: il problema sarà capire se quello inoculato copre anche lo pneumococco che lo ha ucciso. In ospedale a Belluno, dove il bimbo è stato ricoverato dal 23 al 25 novembre, anche una Tac non aveva evidenziato nulla. A Padova la risonanza ha mostrato un cervello completamente aggredito dall’infezione.

Un calvario

Mamma Olesya racconta la via crucis con il suo bambino con la lucidità di chi è rassegnato: «Non cambia nulla recriminare: Christian non c’è più», afferma, «questo abbiamo detto ieri mattina al primario. Noi non abbiamo ancora la cartella clinica, ma bisogna capire, bisogna fare analisi perchè altri bambini come lui possano salvarsi».

Il dolore spinge dentro, spezza il fiato, strozza la gola: «Domani (cioè oggi, giorno dei funerali a Cavarzano, ndr) sarà una giornata impensabile, ma effettivamente non so se sono sotto choc, non so come reagirò».

Olesya ha tempra ucraina e il coraggio di parlare di quanto accaduto, «perchè si deve sapere. È raro quanto successo, ma capita: è bene si sappia… povero bimbo».

Christian attraversava un periodo difficile. «Veniva da un virus dopo l’altro: andava all’asilo e lì tutti si ammalano prima o poi, ma è normale coi bambini. La crisi è iniziata a ottobre», dice Olesya «un periodo di febbri e raffreddori, alla fine il Covid. Penso che abbiamo chiamato la pediatra una volta al giorno in questo mese di emergenza».

Christian era stato visitato e dimesso lunedì, l’Ulss: «Non c’erano segni di meningite»

Lunedì 21 novembre

Vista la situazione «il nostro medico ha voluto fare qualche esame più approfondito e ci ha mandato in ospedale. Lunedì 21 l’accesso al Pronto soccorso perché anche la pediatra si era preoccupata». Christian aveva l’emocromo quasi tutto sballato, la Ves alta, valori un po’ fuori norma. «Si pensava fosse necessario un ricovero per qualche analisi in più: ha chiamato lei e ha parlato col medico di turno pediatrico. Ma, e qui sfiga vuole, dopo sei giorni di febbre alta, Christian proprio lunedì scorso non aveva nulla: in ospedale lo hanno visto e hanno fatto anche i raggi ai polmoni. Poi di nuovo gli esami di routine». Christian quel giorno sembrava stare meglio: «“Non sembra sia malato”, mi hanno detto». La famiglia torna a casa con la prescrizione per gli esami del sangue e l’antibiotico se dovesse risalire la febbre. «Torniamo a casa e il bimbo non ha febbre. Martedì sembrava addirittura finito tutto: sembrava guarito, dopo sei giorni di inferno. Si muoveva per casa, era bello vispo».

Bimbo morto di meningite a Belluno, Christian era stato vaccinato per lo pneumococco
Angelo Carconi

Mercoledì 23 novembre

Ma i guai sferrano l’agguato mercoledì: «La febbre era risalita a 39, quindi richiamo la pediatra: mi dice che chiederà il ricovero, ma all’ospedale di Feltre: lì non c’è posto. E questa è un’altra sfiga. Per cui il bambino lo riportiamo a Belluno, “dove c’è uno buono”. Andiamo lì e ricominciano gli esami. Mercoledì scorso hanno effettuato anche un tampone nasale per capire che tipo di virus era. Lunedì non lo avevano fatto e questo aveva deluso la nostra pediatra. A Christian viene somministrato Nurofen (ibuprofene) e il risultato del tampone è una positività del bimbo al rinovirus, se ricordo bene» sottolinea Olesya. «“Ce l’hanno tutti, qua dentro in reparto”, mi dicono gli operatori». Alla sera la situazione precipita: il bimbo mangia poi vomita. Crolla nel sonno dopo che mamma Olesya gli ha dato del pane. Verso le 22 una nuova crisi di vomito: «Cambiamo il letto e l’infermiera mi dice che era il quarto che cambiava quella sera perché tutti i ricoverati avevano gli stessi sintomi e reazioni».

A Christian viene applicata anche una flebo «dopo avergli finalmente trovato un accesso venoso, ma lui non reagiva neanche più, era sfinito ormai. Poi risale la febbre e gli fanno una Tachipirina in endovena». Passa la notte, giovedì nuovo check, ma Christian faceva fatica a svegliarsi: «L’ho preso in braccio, mi sembrava un po’ strano, gli avevano misurato la saturazione ed era un po’ bassa. Gli ho cambiato il pannolino ma vedevo che reagiva poco e a un certo punto ha avuto una strana reazione, come una convulsione e l’infermiera s’è preoccupata».

Il bimbo viene sottoposto a Tac d’urgenza che non evidenzia nulla. Il bambino però deve essere intubato: solo così si stabilizza. Nel frattempo si cerca di organizzare il trasferimento all’ospedale di Padova: «Hhanno anche valutato il viaggio in elicottero, ma alla fine è andato in ambulanza». Solo qui fanno una risonanza.

«Ragazzi venite con me»

«“Ragazzi venite qui” ci dice il medico di Padova e ci spiega che Christian ha una infezione al cervello, che è tanto gonfio che ormai ha iniziato a fuoriuscire. “Christian potrebbe morire”, continua il medico, spiegandoci che faranno un tentativo di intervento chirurgico per ridurre i liquidi e la pressione sul cervello». Il piccolo supera anche l’operazione ma per lui ormai non c’è più nulla da fare: «“Resta grave”, continua il medico, che non ci ha mai dato speranze, “non ce la farà”. “A Belluno hanno somministrato l’antibiotico giusto”, ci aggiungono e questa frase ha riacceso le nostre speranze anche se ormai la situazione era compromessa. Venerdì telefoniamo in reparto: il suo encefalogramma era ormai negativo, le pupille non reagivano più, il sangue non arriva più al cervello».

Morte e vita

Alle 8.45 di sabato 26 novembre è stata dichiarata la morte cerebrale di Christian. «Noi abbiamo firmato per la donazione degli organi, poi l’agonia per l’ultimo saluto… I prelievi sono avvenuti nella notte tra sabato e domenica. Da domenica Christian è in obitorio a Belluno. È stata una cosa improvvisa, veloce, inaspettata», continua Olesya, «i vaccini glieli abbiamo fatti tutti. A Belluno mi hanno detto che avevano escluso la meningite, dal momento che era stato vaccinato. Ora a Padova faranno esami sul sangue per capire se il bimbo ha preso un ceppo non coperto o se è uno dei ceppi che non ha vaccino: ne sono coperti 13 su novanta. Magari sulla nostra tragica esperienza, faranno un nuovo vaccino e non ci saranno più bambini morti così».

La speranza di salvare altre vite, come fosse un angelo. Di sapere che Christian continua a vivere negli altri due bambini.

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