Casa cantoniera fatiscente è protesta lungo l’Agordina

Il consigliere di Agordo Silvano Savio chiede a Parco e Veneto Strade di agire «I turisti dell’Alta Via costretti ad aspettare la corriera a La Pissa vicino al rudere»
Gianni Santomaso

sedico

«Parco e Veneto Strade si confrontino: abbattano la casa cantoniera e realizzino un piazzale con tettoia per il riparo dei tanti escursionisti che percorrono l’Alta Via numero 1”.

A chiederlo è Silvano Savio, consigliere comunale ad Agordo nelle file del gruppo di minoranza “Agordo Cambia”. Savio pone l’accento sulla situazione di degrado in cui versa la casa cantoniera in località “La Pissa”, lungo la 203 Agordina in territorio di Sedico, e sprona il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi a fare la sua parte per ridare dignità alla zona.

«Nel periodo estivo», dice, «chi percorre la 203 nota spesso che in corrispondenza dell’ex casa cantoniera ci sono dei gruppi di persone equipaggiati da montagna. Sono i turisti che arrivano da tutto il mondo per percorrere l’Alta Via».

«Molti fruitori», continua Savio, «a volte per stanchezza, avversità climatiche o per evitare la ferrata della Schiara nella parte finale che collega il rifugio 7° Alpini, preferiscono raggiungere la Val Cordevole dal rifugio Bianchet e quindi, in corriera, Belluno».

Per Savio, però, la zona dove c’è la fermata Dolomitibus è in un contesto «a dir poco disarmante».

«Siamo nel Parco nazionale Dolomiti Bellunesi», dice, «c’è la casa cantoniera in disuso da decenni, in stato di decadente fatiscenza e invasa dalle piante di vitalba rampicanti che ancora la sorreggono e un piccolo piazzale mimetizzato dalla vegetazione che rende pericolosa la fermata del bus o di un’auto che offre un passaggio alle persone che spesso aspettano sedute o sdraiate a terra».

Per Savio occorre fare qualcosa. «Ci troviamo nelle Dolomiti Patrimonio Unesco», dice, «dove lo scopo principale dovrebbe essere quello di promuovere le Dolomiti attraverso un sistema turistico sostenibile e la valorizzazione del territorio, non senza fatica, impegno, investimenti di carattere pubblico e privato di molti imprenditori del turismo. Per questo suggeriamo e invitiamo l’amministrazione del Parco a interloquire con Veneto Strade per eseguire l’abbattimento di quel rudere e realizzare un degno piazzale con un manufatto, una tettoia in legno che offra riparo, una tabella informativa sugli orari dei pullman e dei taxi, un bagno. E insieme si promuova anche il Parco».

Il consigliere di Agordo propone anche una soluzione per risparmiare. «Nell’area demaniale», spiega, «ci sono alberi a sufficienza per realizzare tavole e travature e l’ufficio per la biodiversità di Belluno, con il quale il Parco collabora da anni, è dotato di sufficienti mezzi e uomini (circa trenta operai) e ha una moderna falegnameria a disposizione. Il Parco deve farsi carico di queste problematiche, perché vive con i soldi pubblici e gli investimenti del territorio devono tornare sul territorio. Altrimenti a cosa serve?». —



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