Biodiversità, parte la formazione

FELTRE. Sono diventati centinaia i custodi della biodiversità, che è stata riprodotta, selezionata, conservata, distribuita e quindi salvata. A questo lavoro di recupero e classificazione verrà affiancata adesso un'attività di formazione. Ad annunciarlo è il gruppo Coltivare condividendo, che pensa a una serie di incontri gratuiti dedicati alle tecniche di coltivazioni biologiche e alla selezione delle sementi in campo.
«I custodi della biodiversità sono dei piccoli produttori che hanno accettato di prendersi cura di alcuni semi (donati loro dal gruppo) coltivandoli senza usare la chimica di sintesi e annotando una serie di dati e informazioni utili ad approfondire le conoscenze dalle diverse varietà locali», spiegano i portavoce del gruppo.
«Ogni custode ha avuto a disposizione tecnici ed esperti pronti a dargli informazioni relative alla coltivazione e alla selezione del seme, fatta esclusivamente in campo individuando le piante più sane e prelevando i semi da destinare alla riproduzione».
A farla da padrona sono stati i fagioli, dal Gialet al Bonel di Fonzaso, la Balla Rossa feltrina, il fagiolo dalla riga d'oro (o tòne) e le Monachelle, ma anche le “maselete rosse”, il fagiolo della “bareta”, il “fasol macià”, il fagiolo dell'ostensorio, il “fagiolo del frate”, la “badana bonoriva” (un borlotto molto precoce) e, per le zone più montane i rossoni del Cadore e i fagioli d'oro della val di Fiemme.
Una citazione pure per la tegolina bisbolada o dell'abbondanza e i fagioli bassi. In primis il fumolet, ma anche il bianchet, il bonel bas e il fasol de la marina coltivati un tempo ai piedi delle viti in zona Fonzaso. Un patrimonio che supera le quaranta varietà, «che pensiamo non valga solo la pena di salvare e riprodurre ma anche di coltivare e far conoscere ai turisti».
Oltre ai fagioli, il progetto della biodivesità ha coinvolto alcune varietà di mais locale (sponcio, marano bellunese, cinquantino del cadore e dello Zoldano, il mais fiorentin e le moneghe nere e gialle destinate al pop corn). Tra le tipicità locali più apprezzate si sono da aggiungere la “zucca santa”, alcuni cavoli invernali, le fave, il grano saraceno e diverse varietà di fiori molto usati negli orti tradizionali (come cosmea, calendula, malva).
«Abbiamo anche sperimentato in zona una serie di varietà riproducibili tipiche di altre zone ma molto apprezzate anche nel Bellunese, in primis i pomodori (un trentina di varietà)», aggiungono i rappresentanti di Coltivare condividendo. Un discorso a parte meritano i cereali e i piselli: «Sono oltre cento i campi catalogo di cereali antichi. E anche le quattro varietà di piselli a semina autunnale (Lavadino, Principe Umberto, Biso negro, pisello fava) stanno crescendo bene in una decina di campi catalogo». (sco.)
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