Bimbo prega il papà: «Lascia stare mamma»

Un kosovaro scappato dalla guerra è a processo per maltrattamenti e violenza sessuale sull’ex moglie

ALANO DI PIAVE. Papà, ti prego: lascia stare la mamma. La preghiera di un bambino di otto anni che era costretto ad assistere ai maltrattamenti nella sua famiglia scappata dalla guerra in Kosovo e trapiantata ad Alano. L’uomo, che è sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento all’ex moglie, si trova a processo per maltrattamenti e violenza sessuale. Ieri, ci si è concentrati soprattutto sui maltrattamenti nei confronti del piccolo, con nuovi testimoni da ascoltare. Nel frattempo, il pubblico ministero Roberta Gallego ha sentito la donna, che si è anche costituita parte civile con l’avvocato Sonia Rinaldo, sui fatti contestati tra 2010 e 2013.

Secondo lei, l’imputato non era un padre affettuoso, tra le altre cose perché non aiutava il bambino nei compiti a casa. L’unica consolazione è che il piccolo non ha subito gli stessi maltrattamenti fisici. Piangeva, ma allo stesso tempo era la prima guardia del corpo della madre, in quanto spingeva via con le mani il padre in preda agli scatti d’ira. Non ascoltava le accuse di essere una poco di buono e capitava che si sentisse minacciare: «Non dire a nessuno che ho picchiato la mamma, perché altrimenti te la faccio pagare». A volte è scappato di casa, per non sentire e vedere ciò che succedeva.

Il difensore Corrado Zasso ha puntato sui colloqui con gli assistenti sociali, al quali partecipavano padre e figlio, ma anche sugli incontri senza la loro presenza. I giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin hanno fissato un’udienza per il 15 luglio per i testi dell’accusa e della parte civile. Dubbi sull’opportunità di ascoltare anche il bambino. (g.s.)

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