Biathlon a Palafavera, è polemica

ZOLDO ALTO. Botta e risposta polemico sulla realizzazione dell’impianto di biathlon a Palafavera. Intervento contestato con forza come uno scempio ambientale dallo studioso Cesare Lasen, già presidente del Parco delle Dolomiti, e difeso con altrettanta forza dal sindaco Roberto Molin Pradel.
«Ci troviamo di fronte», spiega Cesare Lasen, «al più autentico biotopo/torbiera che esiste in Regione. È classificato come una nota area di interesse naturalistico». Come è venuto a conoscenza del progetto sull’area? «Dal Cai della sezione della Val di Zoldo», continua Lasen, «dal quale ho ricevuto delle fotografie dei lavori in corso. Ho potuto constatare che il sito è parzialmente compromesso. Essendo un sito di confine non c’è stata una valutazione adeguata. C’è stata tanta buona fede. Chi doveva vigilare non ha vigilato».
Accuse respinte dal sindaco Molin Pradel. «Tengo a sottolineare», dice il primo cittadino, «che le infrastrutture che verranno completate nelle prossime settimane sono state ampiamente discusse, trattate e approvate nelle conferenze dei servizi, con tutti gli enti proposti al rilascio delle relative autorizzazioni. La zona interessata non rientra nelle Zps, ne nei Sic e ancora gli strumenti di pianificazione superiore (Ptrc, Ptcp) non attribuiscono vincoli relativi alla presenza del biotopo/torbiera. L’unico vincolo previsto nella zona era quello ambientale per il quale il Comune ha ottenuto il semaforo verde dalla Sovrintendenza per i Beni ambientali e paesaggistici. La “Torbiera” di Palafavera è inserita all’interno di un ambito antropizzato e infrastrutturato come quello degli impianti di risalita».
Il sindaco di Zoldo Alto, così, respinge le critiche alla realizzazione dell’anello da biathlon in quel punto, anche perché «in fase di redazione del progetto, per altro discusso anche in forma pubblica, non sono state svolte osservazioni dal punto di vista ambientale. Ora sembra che l’intervento abbia irrimediabilmente distrutto l’ambiente di Palafavera, il che non è vero. Infatti, la realizzazione del progetto complessivo, che prevede al costruzione di un edificio, del poligono di tiro e di un sovrappasso, è stata realizzata nel pieno rispetto dell’ambiente circostante. Ci si trova all’interno di un territorio fortemente sottoposto a vincoli, con costi in termini economici e di aggravi burocratici che rallentano e impediscono qualunque tentativo di sviluppo economico. Si è ormai giunti a contestare qualsiasi opera pubblica venga realizzata, spesso aggrappandosi alla tematica ambientale, dimenticando la necessità e l’importanza di mantenere il presidio umano sulla montagna. Tale presidio si mantiene solo se i giovani riescono a stabilizzarsi su territorio e si creano opportunità di sviluppo economicamente vantaggiose: è per questo che l’amministrazione ha fermamente creduto e voluto questa opera».
Mario Agostini
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi