Belluno, farmacisti in presidio per l’aumento di stipendio

Manifestazione unitaria di Filcams, Fisascat e Uiltucs davanti alla prefettura. E sono molti ormai i professionisti che lasciano per andare in fabbrica

Un momento del presidio dei farmacisti davanti alla prefettura di Belluno
Un momento del presidio dei farmacisti davanti alla prefettura di Belluno

Aumento salariale, conciliazione vita e lavoro con orari di lavoro più consoni: sono queste le richieste che  i farmacisti del Bellunese oggi, 4 luglio, hanno portato all’attenzione dei residenti e del prefetto durante la manifestazione che si è svolta in piazza Duomo nel capoluogo.

Un sit-in organizzato in modo unitario da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e della Uiltucs Uil per protestare per il fatto che il contratto è scaduto da oltre tre anni ed a oggi non è stato raggiunto un accordo per il rinnovo. Le trattative con Federfarma, l’associazione datoriale che rappresenta le farmacie private, si sono arenate a seguito di una proposta economica ritenuta offensiva e inadeguata: 120 euro lordi di aumento spalmati in tre anni, a fronte della richiesta sindacale unitaria di 360 euro lordi mensili.

La proposta è inaccettabile per le organizzazioni sindacali che oggi sono state ricevute dal Prefetto, Antonello Roccoberton ma che annunciano già la loro intenzione di non fermarsi se non ci saranno degli sviluppi. «Siamo pronti anche allo sciopero», dicono i segretari di categoria Alberto Chiesura, Patrizia Manca e Massimo Marchetti.

In provincia la vertenza riguarda 75 le farmacie operative e 285 i farmacisti iscritti all’Ordine bellunese.

Le richieste che le tre sigle pongono sul tavolo della contrattazione sono: un rinnovo del Ccnl che restituisce dignità salariale, il riconoscimento delle competenze sanitarie acquisite e svolte, la valorizzazione del ruolo sociale nelle farmacie del territorio, un confronto vero, non dilazionato, da parte della controparte datoriale.

Le organizzazioni sindacali denunciano un completo disallineamento tra le responsabilità assunte oggi dai farmacisti- veri e propri operatori sanitari di prossimità- e le condizioni contrattuali ferme ed un impianto ormai superato che non valorizza la professionalità, non tutela la conciliazione tra vita e lavoro, non garantisce formazione retribuita né riconosce appieno la flessibilità richiesta dal settore.

Tema centrale del disagio: la valorizzazione di una figura professionale importantissima in un contesto sociale in cui la farmacia diventa un vero intermediario della salute, capace di dare risposte ai cittadini, di supportare la sanità pubblica, di contribuire alla prevenzione, alla divulgazione di una corretta cultura della salute, di alleggerire le liste di attesa, di svolgere un ruolo di presidio nelle città, quartieri e piccoli paesi.

«Le proposte arrivate fino ad ora sono inaccettabili. Basta pensare al ruolo pro attivo e di supporto svolto dai farmacisti durante la pandemia, sono stati capaci di farsi carico del maggior lavoro e di garantire un servizio essenziale, oggi occorre un pieno riconoscimento di queste figure», dice Patrizia Manca della Fisascat.
«Non dimentichiamo che questa progressiva svalutazione della figura del farmacista ed il mancato adeguamento salariale, allontana i giovani dall’intraprendere questo corso di laurea, che ad oggi è molto valido, impegnativo e garanzia di una sicura professionalità», ha detto Alberto Chiesura.

Diverse le testimonianze di giovani farmacisti i quali oltre a lamentare il problema salariale «prendiamo 1.500 euro a fronte di 30 ore settimanali con orari dal lunedì al sabato dal mattino alla sera. La maggior parte dei professionisti sono donne e conciliare la vita lavorativa con quella privata diventa difficile. So di diversi colleghi che dopo aver fatto un breve periodo in farmacia, hanno deciso di lasciare per andare o in fabbrica o ad insegnare, comunque in altri ambiti dove stipendi e tempi a disposizione sono migliori».
«Il farmacista non è un semplice venditore, ma un professionista laureato che si forma e si specializza costantemente. Per questo va rispettato e valorizzato sia sul piano sociale che sul piano contrattuale», conclude anche Marchetti.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi