Aiuto sondatore ferito in cantiere assolto il collega più esperto

SANTO STEFANO. Incidente fortuito. Non ci sono responsabilità da parte dell’operaio specializzato sondatore Valerio Cengia nel grave incidente sul lavoro accaduto all’aiuto sondatore Matteo Maratea, nel cantiere di un ponte a Santo Stefano di Cadore. Il giudice Coniglio ha dato ragione all’appassionata difesa dell’avvocato Triolo, assolvendo l’imputato dall’accusa di lesioni personali colpose, perché il fatto non sussiste. Il pubblico ministero Pesco aveva invece chiesto otto mesi di reclusione, ritenendo provata la pena responsabilità. Ci sono state anche delle repliche, dopo che un risarcimento danni adeguato aveva consigliato di ritirare la costituzione di parte civile dell’avvocato Cason.
L’incidente era stato causato da un rimedio precario, invece di quello più adeguato su dei micropali: del fil di ferro al posto di un gancetto, che in gergo si chiama grillo. La fretta di concludere il lavoro entro le 6 del mattino, quando la strada deve essere riaperta, non è una buona consigliera. Il penultimo micropalo va a buon fine, ma non l’ultimo, del quale si occupa direttamente Maratea. L’argano della sonda si sgancia e il palo catapulta l’operaio pugliese prima oltre il parapetto e poi in una scarpata. Il turno di notte dell’impresa Tonet del 9 aprile 2011 finisce con un infortunio sul lavoro. Non basta l’invito allarmato di chi è finito a processo ed è appena stato assolto: «Scappa, scappa», si sente gridare, ma non basta.
L’infortunato si è visto riconoscere dall’Inail un’invalidità civile del 25 per cento, che gli vale una certa somma. È rimasto a lungo in malattia, prima di riprendere a lavorare, e ha detto di non aver ricevuto nulla dall’azienda.
Le indagini sono state piuttosto complicate. Sono le 6 del mattino quando nel cantiere arriva l’ispettore dello Spisal, il servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro, che fa tutti gli accertamenti. Quel tubo lungo 6 metri, del peso di 6 quintali e del diametro di 165 millimetri, si è sganciato dall’argano della sonda e ha fatto come da altalena nei confronti di Maratea, sollevandolo, facendogli scavalcare il parapetto con l’atterraggio in una scarpata.
L’uomo ha perso i sensi e non ricorda più molto di quello che gli è successo, nemmeno particolari che sarebbero stati molto importanti nell’accertamento della verità. Erano in quattro al lavoro quella notte. Un altro operaio ha visto soltanto volare la parte offesa e un altro ancora era di spalle, ma è stato il primo a soccorrere Maratea.
Nella requisitoria, la pubblica accusa aveva chiesto otto mesi, mentre la difesa ha puntato molto sul caso fortuito previsto dall’articolo 45 del Codice penale. Il giudice si è chiusa in camera di consiglio, uscendone con l’assoluzione. Il fatto non sussiste.
Gigi Sosso
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