Addio al giornalista Mario Passi il primo ad arrivare al Vajont

LONGARONE. La notte del 9 ottobre 1963, poco prima dell’alba, fu svegliato dalla redazione del suo giornale e inviato a seguire la tragedia del Vajont, dove fu il primo giornalista ad arrivare la mattina successiva. Raccolse le testimonianze dei superstiti, persone sconvolte, ragazzi rimasti soli, genitori che avevano perso i figli. Un’esperienza umana e professionale che lo toccò nel profondo.
Ed è morto il giorno prima del cinquantaseiesimo anniversario di quel dramma, il giornalista padovano Mario Passi. Giovanissimo partigiano, poi inviato de “l’Unità” fino a collaborare in televisione con Enzo Biagi. L’ultimo saluto è in programma domattina alle 10.30 nella sala del commiato di via Dosso a Gardone Riviera.
una vita d’impegno
Mario Passi da qualche anno si era trasferito sul Garda, dove ha passato gli ultimi anni, con la moglie Roberta, assistito anche dai figli Brunella e Lucio (storico ambientalista e portavoce padovano di Legambiente) e dal nipote Lazlo.
A Padova Mario Passi, insieme a suo fratello Gastone ed ai genitori Fortunato ed Emilia, fu attivo nella Resistenza al nazi-fascismo. Staffetta partigiana, poco più che quattordicenne, stampa clandestinamente “l’Unità” in una casa bombardata all’Arcella.
A vent’anni Passi sposa Dolores Tognazzo, la sua prima moglie, e diventa corrispondente padovano del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Ben presto la sua passione politica coinciderà con il lavoro di tutta la sua vita, quello del giornalista. Diventato inviato speciale de “l’Unità”, tra le altre cose segue le battaglie sindacali di Porto Marghera, le alluvioni del Polesine, ma soprattutto il dramma del Vajont.
quei giorni sul vajont
All’esperienza della tragedia di Longarone, Erto e Casso dedicherà due libri: “Morire sul Vajont” del 1968 e poi “Vajont senza fine”, pubblicato nel 2003.
«Pochi istanti. E duemila persone morirono in una guerra che non seppero di avere combattuta», è la conclusione del suo volume pubblicato alla vigilia del processo di primo grado. Fu il primo libro dedicato alla tragedia. Mario Passi, infatti, non si occupa solo dei giorni successivi alla tragedia, ma segue (assieme a Tina Merlin) tutta la partita processuale, evidenziandone le difficoltà e le contraddizioni.
La resistenza a Padova
L’ultimo suo lavoro, edito nel 2006, è stato “La casa di via Agnus Dei” che racconta come i membri della famiglia Passi condussero la loro lotta partigiana in centomila modi diversi: stampando manifestini, aiutando i Gap, nascondendo chi stava per salire in montagna. «Un libro profondamente toccante e squisitamente padovano. Che racconto come si faceva la Resistenza anche in città. In più scritto molto bene, con una prosa accattivante – spiega la presidente dell’Anpi di Padova Floriana Rizzetto – Dobbiamo ringraziare Mario Passi che ci ha permesso di coltivale la memoria della lotta partigiana nella città del Santo».
«Era una persona di grande ironia e della cultura sconfinata. Una voce libera – lo ricorca Flavio Zanonato, ex sindaco che lo conobbe da segretario del Pci – Con lui abbiamo fatto tanti incontri, era un riferimento per me e l’attività politica della sinistra a Padova». —
Claudio Malfitano
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