A Natale e il 1° dell’anno pochissimi i bar aperti Difficile anche mangiare

belluno. Bar chiusi. Pasticcerie chiuse. Difficile anche trovare un posto in cui sedersi almeno una mezz’ora a pranzare con calma. Il giorno di Natale e il 1° dell’anno c’erano parecchie persone a passeggio per il centro storico. Al mattino c’era chi cercava le tradizionali pastine, da servire in tavolo; al pomeriggio chi cercava una tazza di tè caldo per riscaldarsi. Ma i bar aperti erano pochissimi, e quei pochi erano ovviamente affollati. «Alla faccia della città turistica», si sentiva dire sotto i portici, da una coppia di mezza età con marcato accento veneto.

«Martedì (1° dell’anno, ndr) eravamo l’unica pasticceria aperta in tutto il centro storico», conferma Mirta Zanolla, del Caffè Manin. «Eppure gente ce c’era che girava, e molta. Al mattino abbiamo preparato continuamente vassoi di paste. E nel pomeriggio quasi non sapevamo più come dare il giro ai clienti».

Caffè, cioccolate, tè caldi, ma anche panini e tramezzini: a metà mattina al Manin erano finite le brioche, a metà pomeriggio non c’era più traccia di pane per i toast. Tutto polverizzato. La ressa, per tutta la giornata che ha aperto il 2019, è stata continua: le cameriere avrebbero avuto bisogno dei pattini a rotelle per destreggiarsi con ancora più rapidità fra i clienti accomodati ai tavoli e fra quelli in attesa al bancone.

«Questa situazione dimostra che c’è ancora molto lavoro da fare per definire Belluno una città turistica», commenta il direttore dell’Ascom, Luca Dal Poz. «Ovviamente ogni gestore è liberissimo di tenere aperto o chiuso il suo locale, visto che dai tempi di Monti viviamo nell’era delle liberalizzazioni, ma spiace sentire commenti spiacevoli sulla nostra città. Penso che in questo momento storico chiunque sta dietro un bancone valuti attentamente il rapporto fra costi e benefici, quando si tratta di decidere se tenere aperto o meno un locale in una giornata festiva. In ogni caso, quello che è successo il giorno di Natale e il 1° dell’anno lo prendiamo come uno spunto per il lavoro che c’è ancora da fare».

L’Ascom, conclude Dal Poz, si impegnerà ad organizzare alcune riunioni con gli esercenti, all’avvicinarsi delle prossime festività, «per evitare di creare spiacevoli vuoti per chi viene a visitare la nostra città». Ferma restando la libertà di ogni esercente di aprire o meno il proprio locale. —

A.F.

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