Stefano Chiesa, da giocatore a mister col San Giorgio Sedico nel cuore

Prima difensore, poi allenatore nel trionfo che regalò la Promozione e anche vice di Gava quando arrivò l’Eccellenza 

Nicola Pasuch / SEDICO

Dieci anni fa il San Giorgio vinceva lo spareggio in campo neutro contro il Santa Lucia e approdava in Promozione. Qualche stagione più tardi la società biancorossa si fondeva con l’Ac Sedico e nel primo anno di vita l’Union conquistava un altro salto di categoria, quello in Eccellenza.

Quest’anno i biancorossocelesti erano (sono?) in piena corsa per un’altra scalata, quella per la serie D (gli uomini allenati da Alessandro Pontarollo, ad otto giornate dalla fine, sono primi nel girone B, con un punto di vantaggio sul Portogruaro).



Nel frattempo, da un paio d’anni, la società ha messo in piedi un vivaio che si regge sulle proprie gambe e conta centocinquanta ragazzi ed uno staff di una cinquantina di collaboratori. A guidare questo settore giovanile c’è, assieme ad altri quattro dirigenti, Stefano Chiesa.

Che dieci anni fa portò il San Giorgio in Promozione e che fino al 2015, vale a dire fino alla conquista della promozione in Eccellenza e della Coppa Italia dilettanti con mister Bruno Gava, ricoprì l’incarico di allenatore in seconda.

Due promozioni in dieci anni, sperando ora nella terza. La prima arrivò grazie ad uno spareggio...

«Nel 2009-2010, l’anno della promozione dalla Prima categoria, eravamo un bel gruppo – racconta Chiesa – e giocavano in un bel girone. C’erano squadre come Santa Lucia, Codogné e Careni che erano tra le più attrezzate. Noi non partivamo neanche tra i favoriti, perché venivamo da un sesto posto l’anno prima e, salvo qualche innesto estivo, avevamo mantenuto la squadra della stagione precedente. Invece le cose si sono messe bene ed abbiamo ottenuto 61 punti, gli stessi del Santa Lucia. Siamo così andati a Puos d’Alpago a giocare lo spareggio, lo abbiamo vinto 2-1 grazie ad una grande partita per la quale eravamo molto carichi. Ne è uscita una gran prestazione ed abbiamo potuto festeggiare alla grande».



Per poco la promozione non arrivò ancora nella fase regolare della stagione…

«Già, perché se avessimo vinto contro il Careni di Fabio Mazzer saremmo stati promossi direttamente, mentre in caso di pareggio avremmo dovuto attendere il risultato del Santa Lucia. Noi pareggiammo e loro vinsero. Fu una delusione fortissima. Ma fortunatamente allo spareggio ci siamo rifatti».

Cinque anni dopo, ecco un doppio trionfo.

«Con Bruno Gava abbiamo vinto nel giro di pochi giorni il campionato di Promozione e la Coppa Italia. È stata un’altra grande soddisfazione. Se devo essere sincero, a livello personale mi resta maggiormente nel cuore la vittoria del 2009-2010. Ma è normale, perché era la mia squadra, ero l’allenatore e dunque il gruppo esprimeva le mie idee di gioco frutto del nostro lavoro. E poi era una promozione ottenuta con la squadra in cui ho sempre giocato. Certo, però, le vittorie con Gava ci hanno consentito di fare un salto ancora più alto».

Quest’anno il San Giorgio Sedico vale la promozione in serie D?

«Io credo proprio di sì. Le possibilità sono, o perlomeno erano, concrete. È stata la stessa stagione a dimostrarlo. La costanza nell’arco della stagione credo sia stata la nostra forza, anche se a volte siamo mancati negli scontri diretti. La squadra è buona e l’ambizione da parte della società è stata fatta presente in modo chiaro ai giocatori».

Come state gestendo questa fase delicata?

«Fino a quando le normative ce lo hanno consentito abbiamo cercato di portare avanti gli allenamenti. Poi li abbiamo interrotti ed abbiamo assegnato qualche lavoro da fare a casa, per tenere affiatato il gruppo e far sentire ai ragazzi la nostra vicinanza. Penso ad esempio al contest in cui abbiamo chiesto ai ragazzini di girare dei video, che poi abbiamo montato e pubblicato su Facebook, in cui ciascuno si allenava in casa. Sarebbe bello riuscire a finire la stagione, questo è il mio pensiero personale. Realisticamente, però, temo che questo sia impossibile. Al momento, infatti, la luce in fondo al tunnel ancora non si vede. Credo si interromperà definitivamente tutto. Bisogna essere obiettivi, il problema che il nostro Paese sta affrontando è molto serio e la logica porterebbe a chiudere qui la stagione, sia per le prime squadre che per il settore giovanile. Credo che qualunque decisione verrà presa dalla Federazione, essa dovrà essere ben ponderata e, una volta assunta, tutti dovranno prenderne atto. Altrimenti, se vi saranno ricorsi e controricorsi, arriveremo ad agosto o settembre senza sapere nemmeno i gironi del prossimo campionato…».

Denis Chiesa, figlio di Stefano, gioca da due stagioni in serie D con il Belluno.

«Ha accumulato una cinquantina di presenze in prima squadra e ultimamente era stato titolare per un bel filotto di partite. Ha sempre giocato soprattutto nel ruolo di mediano ma a Belluno, vista la presenza di Bertagno in quella posizione, gioca come mezzala. Ha avuto una grandissima crescita, direi soprattutto dai tempi degli Allievi quando era allenato da Lauria, ed ha colto bene questa occasione. Soprattutto, vincere il torneo delle Regioni e il Caput mundi è stata per lui un’esperienza molto importante. In casa c’è un po’ di sana rivalità: lui gongola perché, da giocatore, io non sono riuscito ad arrivare così in alto». —

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