Paolo Zoldan, dal Rugby Alpago all’Accademia zonale di Mogliano

ALPAGO. Grande festa in casa Alpago per il giovane rugbista Paolo Zoldan: è fra i 22 atleti che faranno parte dell’Accademia Zonale di Mogliano. Una delle 9 Accademie che, in Italia, si occupano della formazione sportiva e umana delle giovani promesse del rugby e dalle quali vengono poi selezionati i migliori 35 atleti per l’Accademia Nazionale di Parma. Un passo dal sogno insomma. Paolo, classe 2000, ancora non ci crede. Una email dalla Federazione Italiana Rugby, che lo ha colto di sorpresa.
«Non me lo aspettavo – commenta, con molta umiltà – perché ero convinto ci fossero ragazzi più bravi di me. Sono stupito di questa convocazione ma allo stesso tempo è stata una grande soddisfazione».
Paolo, di Castellavazzo, ha concluso la stagione scorsa tra le fila dell’under 16 del Rugby Alpago, come terza linea, allenato da Omar Facchin. La vita da Accademia è già iniziata tra studio, palla ovale e scuola.
«Gli allenamenti sono molto duri, ma mi trovo molto bene. Siamo 22 ragazzi, tutti fra i 16 e i 17 anni. Con i miei 3 compagni di stanza ho legato subito, le giornate sono impegnative ma c’è tempo per il riposo».
Sveglia la mattina, poi in treno fino a Conegliano (studia all’Istituto Agrario), poi di nuovo in treno fino a Mogliano, 20 minuti di riposo e poi un’alternanza di studio e allenamento fino alle 20, ora di cena, e alle 22.30 tutti a letto. L’Accademia accoglie i giovani la domenica sera, che il venerdì fanno rientro ciascuno nella propria squadra per l’ultimo allenamento della settimana, prima della partita domenicale. E via così, per un anno intero.
«Un impegno che ti mette a dura prova – afferma orgoglioso Omar Facchin – ma Paolo è molto motivato, dovrà abituarsi ai nuovi ritmi e non sarà facile ma facciamo il tifo per lui».
Facchin esprime la soddisfazione di un club intero per essere riusciti a centrare l’obiettivo di formare giovani atleti e proiettarli a più lunghi traguardi. Successo ancor più meritato per un bacino territoriale come l’Alpago che, per sua stessa natura dovuta alle limitate potenzialità numeriche, punta tutto sulla qualità dei giocatori.
«Fisicamente Paolo è molto predisposto al rugby con i suoi quasi due metri – prosegue Facchin – e lo scorso anno ha avuto modo di far emergere anche le sue doti tecniche. Ha giocato un bel campionato e c’erano tutti i presupposti per una sua valorizzazione a più alti livelli. Ora dovrà fare il salto, ci vorranno sacrifici, motivazione e impegno ma lui lo sa. Ma la mentalità è quella giusta».
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