Mita Franceschetti, una donna in uno spogliatoio maschile

BELLUNO
Una donna in panchina. Veneziana di nascita, ma bellunese d’adozione: la storia di Mita Franceschetti, professione massaggiatore con vocazione sportiva, è sinonimo di integrazione e rispetto, guadagnati sul campo in un contesto non semplice. Mita infatti è il massaggiatore della Ztll nel campionato di Promozione.
Una donna all’interno di uno spogliatoio maschile, ruolo non semplice vissuto quotidianamente con passione ed entusiasmo. Alla faccia di allusioni e maldicenze, esorcizzate col sorriso dalla bella Mita che quando vuole sa alzare la voce e rimettere ognuno al proprio posto.
Come è nata l’idea di diventare massaggiatore sportivo?
«Devo fare una piccola premessa. La mia vita si divide in due parti, ben distinte l’una dall’altra. Ho svolto la professione di impiegato per tanto tempo. prima di capire che quella non era la vita che volevo. Stare chiusi in un ufficio, seduti dietro ad una scrivania, non fa per me. Ed allora, sei anni fa, ho deciso di rimettermi in gioco, partendo da quella che era una passione di famiglia, tramandatami dal mio papà che nel tempo libero si dilettava con i massaggi sportivi in una squadra di rugby della riviera del Brenta».
Com’è stata la fase di avvicinamento al mondo dello sport?
«C’è ancora una storia familiare dietro. Ho studiato tanto e nel frattempo ho iniziato a fare pratica. Ho lavorato prima con Enrico Riccobon, campione di atletica, e poi la nuotatrice Alessandra Miari Fulcis. Ho collaborato con la squadra di pallavolo femminile di Sedico e con realtà di atletica a livello locale, ma tutto è iniziato dentro casa, massaggiando mio figlio che aveva intrapreso la carriera di tennista prima di trasferirsi a studiare in Inghilterra. La grande passione che nutro per questa attività mi ha aiutato a superare le iniziali difficoltà ed oggi sono felicissima di quello che faccio».
Poi è arrivata una chiamata inaspettata…
«Sono stata contattata dal mister Sandro Tormen, da un mese ex, che mi ha proposto di collaborare con la squadra di calcio della Ztll e non ci ho pensato su due volte. Probabilmente, in quel momento, era un segno del destino. Avevo bisogno di una sfida personale importante ed impegnativa, per questo ho accolto quella chiamata a braccia aperte, consapevole delle numerose difficoltà a cui andavo incontro. Io, mamma e moglie in campo al freddo ed in un contesto non semplice. Unica donna in una squadra di calcio».
Eppure la tua figura si è rivelata presto molto importante all’interno dello spogliatoio.
«Direi di sì ma il merito è soprattutto dei ragazzi che sono tutti molto bravi ed educati. Ovviamente anche dei dirigenti che mi hanno messo nelle migliori condizioni per svolgere il mio lavoro. A tal proposito voglio sfatare questo tabu che il calcio è ambiente per soli uomini. Una figura femminile all’interno dello spogliatoio offre quell’equilibrio che spesso manca. I ragazzi in mia presenza controllano alcuni eccessi, parliamo di un gruppo che va dai 18 ai 33 anni. Si confidano spesso con me, come se fossi la loro psicologa, una sorta di mamma-chioccia. Gli umori, soprattutto in allenamento la sera tardi dopo una lunga e faticosa giornata di studio o di lavoro, sono difficili da gestire».
Il lavoro di massaggiatore sportivo richiede una certa prestanza fisica.
«Forse per questo motivo viene considerato un lavoro per soli uomini, un altro tabù da sfatare. Senza dubbio serve un grande impegno ma come già detto con la passione si supera ogni difficoltà».
Ti sei mai trovata in situazioni imbarazzanti o che ti hanno fatto arrabbiare?
«Altra premessa. Ritengo che sia importante offrire la giusta confidenza a tutti, mai troppa. Quando serve so come farmi rispettare. Di recente sono stata apostrofata in malo modo da un calciatore di una squadra avversaria durante una partita, mentre ero seduta in panchina. A fine gara, dopo aver ricevuto il benestare dall’allenatore della squadra avversaria, ho atteso quel ragazzo fuori dal campo per cantargliene quattro. Mi ha chiesto scusa ed è andato via a testa bassa. Educazione e rispetto sono tematiche che vanno coltivate, nella vita come nel calcio».
In conclusione, hai qualche segreto da svelarci?
«Aggiornarsi ed allenarsi, senza abbassare mai la guardia. Nella vita di tutti i giorni ho uno studio a Feltre ma i segreti sono nello yoga e nella sana alimentazione. Del resto per massaggiare al meglio io per prima devo essere in forma». —
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