L’ex calciatore Paolo Bortoluzzi ucciso da un infarto nella notte

Ha vestito le maglie di Treviso, Vicenza e Barletta. Grande cordoglio nella Conca Gestiva l’albergo di famiglia a Farra d’Alpago. I funerali domani alle 15

Gianluca Da Poian / ALPAGO

Addio a Paolo Bortoluzzi. A soli 52 anni, se ne è andato il forte trequartista ex tra le altre di Treviso e Vicenza.

Un infarto nel sonno, subdolo ed improvviso, lo ha colpito nella notte tra sabato e domenica. Impossibile tentare la rianimazione ieri mattina quando, andando a svegliarlo, la sorella lo ha trovato senza vita.

Lo stesso tragico destino era toccato, tempo fa, pure a papà Aldo. Un vero e proprio choc per la comunità di Farra d’Alpago, dove Paolo era nato e tutt’ora viveva.

In particolare, gestiva l’albergo – ristorante di famiglia in centro al paese e giocoforza lo conoscevano tutti. Era sempre stato bene di salute e nessuno avrebbe mai immaginato di dovergli dare addio così presto.

I funerali si svolgeranno domani alle 15 al cimitero di Farra ed è facile ipotizzare una massiccia partecipazione, pur regolamentata dalle attuali normative sanitarie.

Immediati i messaggi di cordoglio fatti recapitare alla mamma Teresa, alla sorella Marcella e al fratello Antonio. Quest’ultimo, tra l’altro, è l’attuale presidente della Fulgor Farra, storica società calcistica locale attualmente militante in Seconda Categoria.

«Quando l’abbiamo saputo, io ed Antonio ci trovavamo al campo sportivo per svolgere alcuni lavori di manutenzione. È una notizia tremenda, che ha scombussolato il paese».

A parlare è Fausto Canevini, dirigente della Fulgor Farra e amico di Paolo Bortoluzzi.

«Se ne va una persona sempre sorridente e molto tranquilla. Calcisticamente, dopo il settore giovanile qui a Farra, lo aveva preso il Ponte nelle Alpi. Faceva parte di quella squadra granata di nati nel 1968 campione regionale della categoria Allievi. Da lì per lui si spalancarono porte importanti. Andò a Conegliano con Alberto Bigon allenatore e successivamente ebbe modo di giocare nel professionismo, indossando le maglie di Vicenza, Barletta e Treviso. Fece anche una stagione a Pordenone in D, condividendo lo spogliatoio con Evaristo Beccalossi. Un assurdo infortunio lo consigliò però di dire basta con il calcio. Non accettò neppure il corteggiamento delle squadre bellunesi: secondo lui non era sensato scendere in campo senza poter garantire il massimo dell’apporto».

Nonostante ciò il calcio gli è rimasto nel cuore.

«Nella tesi di laurea in economia aziendale discusse una tesi sui bilanci delle società. Seguiva poi volentieri le vicende della Fulgor».

Anche l’allenatore Charlie Pierobon ricorda bene Bortoluzzi.

«Giocai qualche torneo con lui, possedeva qualità tecnica e tattica. Poteva togliersi ancor più soddisfazioni nel professionismo. Un bravo ragazzo, con la testa sulle spalle. Il destino è stato beffardo nei suoi confronti».

Francesco Bona era cugino di Paolo.

«Godeva di ottima salute, difficile darsi una spiegazione. Siamo tutti quanti affranti. Ha giocato ad ottimi livelli, ma venne costretto a fermarsi da un infortunio assurdo: il tavolino in vetro sul quale si era seduto cedette ed un pezzo gli lacerò un muscolo».

Triste anche Paolo Soccal, dirigente dell’Alpago.

«Un coetaneo, con cui ebbi modo di condividere l’esperienza da giovane nella rappresentativa bellunese». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi