Granfondo Sportful, Zen attacca a Croce d’Aune e trionfa con la Delbono

Cecchini a lungo in fuga cede per crampi e problemi tecnici e finisce terzo superato anche da Facci. Completano il podio rosa Parente e Bertolin

FELTRE . Colpo di scena sull'ultima salita della Granfondo Sportful Dolomiti race, con un salto di catena e i crampi che frenano la lunga fuga di Stefano Cecchini (Privèe), ripreso e superato a 1 chilometro dalla cima di Passo Croce d'Aune da Enrico Zen (Terenzi green paper) che si invola verso la vittoria, ma anche da Mauro Facci (Beraldo Biomin), secondo sul traguardo di piazza Maggiore.

Cecchini, che ha tentato la tripletta dopo le vittorie del 2015 e 2016, chiude terzo con l'abbraccio dell'amico olimpionico Paolo Bettini e con grande sportività: «Sono stati più forti Enrico e Mauro, è una festa anche se hanno vinto loro».

Al femminile, la regina delle vette è Emma Delbono (Tamburini group), al secondo trionfo in tre anni dopo quello del 2015. La sua è una cavalcata solitaria iniziata dalla prima salita, quella di Cima Campo dopo una trentina di chilometri dal via, e coronata sfiorando i 18' di vantaggio sulla campionessa in carica, Simona Parente (team Isolmant). Conquista la medaglia di bronzo Odette Bertolin (K Vis Somec), dopo l'argento del 2016. Quarta Sonia Passuti (Stemax) e quinta Cristina Lambrugo (Isolmant).



È stato lo spettacolo della fatica, come vogliono i 204 chilometri di gara per 4.800 metri di dislivello complessivo e 86 km di salita totali con quattro Gran premi della montagna e ieri anche molto caldo. Subito Cima Campo per scaldare, diciamo così, le gambe sulla prima arrampicata lunga 18 chilometri. Sconfinamento in Trentino ed ecco il Manghen, la bocca del lupo, la montagna simbolo della corsa con i suoi 22,2 chilometri per un dislivello di 1626 metri e una pendenza massima del 15 per cento che fa ululare. La vetta a quota 2047 metri e giù, la discesa in val di Fiemme prima della scalata al Passo Rolle.

L'ultimo dente è il Croce d'Aune, un po' di respiro e poi l'impennata finale, la salita di via Mezzaterra. Panorami stupendi, salite durissime e grossi applausi per Nicola Cassol del Pedale Feltrino, che si piazza quattordicesimo. Nei primi 50 anche Michele Zasso (Sanvido), trentasettesimo. Se la corsa rosa non è mai in discussione, quella maschile sembrava gioco fatto per lo storico triplete di Cecchini (solo Raimondas Rumsas ha vinto tre volte di seguito dal 2005 al 2007) e invece no.

Il lupo della ventitreesima edizione della Granfondo targata Sportful e organizzata dal Pedale Feltrino si chiama Enrico Zen, l'anno scorso battuto proprio in volata da Cecchini per un duello che questa volta ha un esito diverso. Il vincitore delle ultime due edizioni parte a caccia del tris, attacca sulla salita del Manghen e i secondi di vantaggio diventano presto minuti: 1'30” dopo 100 chilometri sulla coppia composta al momento da Facci e dal vincitore del 2014 Tommaso Elettrico (che terminerà ai piedi del podio, quarto), ne accumula 2'30” a due terzi di gara e addirittura 4 all'inizio della scalata di Croce d'Aune. Poi il guasto meccanico e la crisi che rivoluziona il podio.

Quando manca 1 km alla vetta, Zen, ex ciclista professionista che sa come sfruttare al meglio l'esperienza, raggiunge il fuggitivo e lo stacca, infrangendo la fuga solitaria del leader durata quasi 4 ore. Intanto, dietro rinviene anche Mauro Facci, anche lui ex professionista che nel 2009 al Giro d'Italia ha vestito per un giorno la maglia verde del leader degli scalatori. Terzo l'anno scorso, questa volta sale un gradino più su, conquistando la medaglia d'argento. Non un corridore qualunque e quella di ieri non è stata una Dolomiti race come le altre.
 

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