Marangon-Dolomiti, un addio molto dolce. «È una scelta di vita, tiferò sempre per voi»
Calcio Serie C. Il fantasista lascia il team di Zanini. «Sono tutti convinti che andrò al Cjarlins, ma non ho firmato nulla. Mi stuzzicava l’idea di giocare in terza serie però a 33 anni devo pensare al futuro e le offerte ricevute sono gratificanti»

C’è un’istantanea della partita promozione, tra le tante, che forse racchiude cosa sia stato Giacomo Marangon per la Dolomiti. Si vede Jack che appoggia le mani sulla testa di un bambino intento a salutarlo, con quel mix di sincera ammirazione e timore provato ogni qualvolta ognuno di noi si è trovato al cospetto del proprio beniamino.
Quel bimbo è uno dei tanti che deve aver sognato, un giorno, di riuscire a emulare le gesta tecniche del 10. Da ieri, uno dei fantasisti più forti ammirati a queste latitudini percorrerà una strada differente rispetto a quella della Dolomiti. Lo si era intuito da subito, al di là del comprensibile auspicio dei tifosi che il matrimonio potesse continuare.
È finita però nel modo migliore. Saluti reciproci, una cena con Nicola Giusti, Dario Cremonese e Simone Bertagno e soprattutto una C in bacheca. Maran…gol si è presentato al popolo dolomitico segnando una doppietta contro l’Este alla prima da titolare, in una fredda domenica di dicembre 2023. Il cerchio l’ha chiuso con un’altra doppietta, quella contro il Brian Lignano. In questo lasso di tempo, un anno e mezzo di reti (26), assist, giocate, una classe infinita e l’infinita disponibilità di un ragazzo solare e taciturno, leader vero e trascinatore.
Giacomo, siamo ai saluti.
«Si è concluso un percorso bellissimo, che porterò sempre nel cuore e durante il quale abbiamo raggiunto l’obiettivo prefissato».
Ma non ti stuzzicava l’idea di ritrovare quella C vissuta solo marginalmente dieci anni fa a Porto Tolle.
«Avessi avuto 26, 27 anni ci avrei pensato, sicuro. La verità, però, è che si sono unite due visioni comuni. La Dolomiti mi ha spiegato le proprie strategie volte al ringiovanimento della rosa, mentre io ho fatto i conti con la carta d’identità. Compirò 33 anni tra pochi giorni e, se fosse andata male in terza serie, sarebbe stato poi complicato rimettermi in gioco. Inoltre non nego ci sia anche una consapevolezza di dover guardare agli anni di carriera che mi rimangono e dalla serie D mi sono giunte diverse proposte gratificanti».
Quella del Cjarlins ti ha convinto?
«A differenza di quanto letto, non ho ancora firmato nulla. Certo lì il progetto è interessante…».
Alla Dolomiti sei rinato.
«Venivo da alcune esperienze in cui non sempre ero riuscito a rendere al 100% per mille motivi. Se non avverto la fiducia, fatico parecchio. Qui invece mi sono sentito importante, grazie anche a un allenatore come Zanini che in campo mi ha concesso la libertà di divertirmi. Più in generale, alla Dolomiti ho trovato un ambiente ideale e un gruppo spettacolare: non mi riferisco solo ai compagni, ma anche allo staff, ai dirigenti, ai magazzinieri, ai tifosi che negli ultimi mesi sono stati una meraviglia».
Il momento più gratificante?
«Il gol dell’1-0 contro il Lignano. Può sembrare banale, ma dopo aver mantenuto i quattro punti di margine sul Treviso nello scontro diretto, siamo andati a Noale con tanta pressione. Dopo il 2-2, abbiamo vissuto una settimana pesante, nonostante dovesse prevalere la serenità. Così quando ho segnato, è stata una liberazione e il boato dello stadio non lo dimenticherò mai».
Lui non ama le luci dei riflettori, ma due parole per Dario Cremonese le faresti?
«Una persona fantastica. Mi chiamava spesso quando si era concretizzata l’opportunità di venire qui. Era sicuro che alla Dolomiti mi sarei trovato a mio agio. Ha avuto ragione».
Ci vedremo allo stadio?
«Ogni qualvolta riuscirò, lo prometto. Tiferò sempre Dolomiti».
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