Nell’Italia di Madrid brilla la stella Padovan. «Non sono una sorpresa, ora vorrei il Mondiale»
Atletica. Con il quinto posto ha contribuito al trionfo in Coppa Europa.
«Il 59,25 stabilito in aprile ha fatto aumentare la fiducia in me stessa. Adesso mi alleno a Bologna e ho trovato il giusto equilibrio. Andare a Tokyo non sarà facile però è giusto provarci»

«Io una sorpresa? Forse per gli altri». Sorride Paola Padovan all’indomani della serata di Madrid, una serata che l’ha vista eccelsa protagonista nella conquista da parte della nazionale azzurra del Campionato Europeo per nazionali.
Allo stadio Vallehermoso della capitale spagnola la giavellottista del Centro sportivo Carabinieri, classe 1995, una laurea in architettura e un infortunio alla spalle che ne ha limitato il rendimento tra il 2018 e il 2021, allo stadio Vallehermoso dicevamo, ha portato punti importanti, piazzandosi al quinto posto e battagliando con le migliori fino alla fine. Ben piazzata fin dal primo tentativo (55.83), Paola è stata brava prima a centrare l’ingresso tra le prime otto, poi a scagliare l’attrezzo fino al 57.91 del quarto lancio, misura che la ha collocata prima al quarto posto, poi al quinto finale. Misura che la conferma su livelli altissimi e che le permette di guardare, con ancora maggiore determinazione, ai Mondiali in programma a Tokyo dal 13 al 21 settembre.
Paola, in queste ore da più parti si è letto di “Sorpresa Padovan”. Confermi che la prestazione di Madrid è stata inattesa?
«Per nulla (dice sorridendo, ndr). Altro che inattesa, questa prestazione è stata attesissima. Il 59,25 fatto registrare lo scorso aprile a Treviso mi aveva dato fiducia, ero consapevole che avrei potuto fare bene. E così è stato. Sono fiera di aver contribuito al trionfo azzurro».
A proposito della misura: quando hai lanciato a 57,91 sul display è apparsa la scritta personal best.
«Il personale vero è il 59,25 di Treviso (gara nella quale aveva migliorato di oltre due metri il proprio personale vecchio di addirittura sette anni, diventando la quarta italiana di sempre, ndr) ma, non essendo quella gara inserita tra le competizioni per registrare il ranking, il personale ufficiale è quello di Madrid. Poco male. So di valere di più del lancio di domenica sera».
Questo 2025 è un anno particolarmente brillante per te.
«Sto bene fisicamente. Sto lanciando bene. Sono più consapevole dei miei mezzi. Ogni lancio che faccio lo faccio puntando a far segnare il 6 davanti. Se posso dire così: mi sento un’atleta adulta».
Da dove nasce questa maggiore consapevolezza?
«È una consapevolezza che credo di aver acquisito grazie a una condizione fisica buona che mi permette di allenarmi bene. Sono più serena. Anche grazie al trasferimento a Bologna».
Come mai questa scelta?
«Lo scorso autunno mi sono chiesta cosa dovessi fare della mia carriera. Mi sono detta che avrei dovuto dare una svolta per cercare di viverla con maggiore intensità. Mi pesava fare Belluno- Montebelluna e ritorno ogni giorno per andare ad allenarmi: così ho deciso di trasferirmi alla caserma del Centro sportivo Carabinieri e vivere da atleta sotto la guida di Antonio Fent. Emanuele Serafin, che peraltro è stato maestro anche di Antonio, continua a essere il mio preparatore. È stato un cambiamento senza fratture, cosa non scontata. E, credo di poterlo dire senza tema di smentita, è stata la scelta giusta: ora ho maggiore stabilità mentale e maggiore serenità e i risultati si vedono».
Il Mondiale di Tokyo: un sogno o un progetto?
«Non nascondo che voglio provarci. Non sarà facile, perché in Italia ci sono poche gare per noi del giavellotto. Così, stiamo cercando delle gare importanti all’estero, gare che mi consentano di avanzare nel ranking internazionale, ranking nel quale prima di Madrid ero attorno alla sessantesima posizione. Ora sono avanzata, ma devo avanzare ancora. Uno snodo importante saranno, naturalmente, i campionati italiani assoluti di inizio agosto a Caorle. Il 23 luglio gareggerò a Firenze, al Pegaso Meeting. Negli ultimi dieci giorni di luglio mi allenerà A Castiglion de’ Pepoli, sull’Appennino».
Tornando a Madrid, che esperienza è stata il ritorno in azzurro ad alti livelli?
«Siamo stati a tutti gli effetti una famiglia: uniti, forti. Senza distinzione di ranking o popolarità. I primi che ho visto tifarmi sugli spalti sono stati Nadia Battocletti e suo papà: mi ha davvero colpito sta cosa, li ho ringraziati».
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