Bottegal: questi Mondiali di parapendio in un paesaggio mozzafiato
Il direttore di gara racconta i segreti della competizione con 48 nazioni al via

Maurizio Bottegal
Mondiali parapendio sul Monte Avena, lo splendido promo della rassegna
PEDAVENA. Uno spettacolo di sport e panorami mozzafiato, che traduce in realtà l’ambizione dell’uomo di volare e fa sognare non solo gli atleti in gara, ma anche gli spettatori.

Maurizio Bottegal
I Mondiali di parapendio approdano per la prima volta in Italia, sul monte Avena, e ormai bussano alla porta, visto che la cerimonia d’inaugurazione si terrà domenica 2 luglio. Battuta la concorrenza di Turchia, Slovenia, Svizzera, Austria, Portogallo e Brasile come nazione ospitante, la Federazione aeronautica internazionale ha assegnato all’Aero club Feltre, sotto l’egida di Aeroclub Italia, l’organizzazione del 15° Campionato Mondiale.

Da due anni il comitato organizzatore è al lavoro, supportato dai volontari del Para&delta club di Feltre, per garantire un’edizione di successo, da ricordare sia per l’efficienza tecnica, sia per lo spettacolare contesto paesaggistico in cui sarà ambientata la gara. Saranno 48 le Nazioni partecipanti, un record per questa disciplina. Il Mondiale si disputerà su una superficie di gara di 5 mila chilometri quadrati con punti di decollo e atterraggio che toccheranno tutto il Triveneto. Cresce l’attesa e chi sa quanto lavoro tecnico ci sta dietro le quinte è Maurizio Bottegal, direttore di gara, una delle figure chiave dell’organizzazione del 15° campionato del Mondo Fai Monte Avena 2017. Per lui parlano 30 anni di volo nelle mani, 13 presenze in Nazionale, 15 titoli italiani e numerosi titoli internazionali, più sette partecipazioni ai Mondiali e sei agli Europei.
Come siete riusciti ad avere questo evento?
«Credito dal punto di vista tecnico ne avevamo già da tanti anni, basti pensare alle 33 edizioni del Trofeo Guarnieri. Poi non è stato facile aggiudicarci il Mondiale, perché c’erano diverse nazioni in lizza. Siamo riusciti ad averlo forse per la compattezza. Nel 2015 a Belgrado ci siamo presentati tutti insieme, compreso il sindaco di Pedavena e l’assessore allo sport di Feltre, e questa unione ha fatto la differenza. Abbiamo vinto l’ultima votazione con la Turchia 19 a 17 e un voto da una parte o dall’altra faceva la differenza».
Il Monte Avena ha già ospitato in passato gare di Coppa del mondo, com’è stato possibile rilanciare a livello internazionale la località? Quanto ci avete lavorato?
«Abbiamo grande passione per il volo. Con Matteo e Giampietro di Brina e Stefano Claut (i quattro pilastri del comitato organizzatore), abbiamo iniziato a crederci diversi anni fa, ma fino ad ora non eravamo mai riusciti a fare rete con le diverse realtà del territorio. Il terreno prima non era pronto, questa volta lo è stato».
Si respira un’aria diversa adesso nel Feltrino?
«Non è ancora il momento d’oro, ma d’argento. C’è grande attesa, a Feltre e Pedavena sono esposte le bandiere delle Nazioni e finalmente c’è il sentore che tutti si stanno rendendo conto del tesoro che abbiamo come territorio».
Quali sono le caratteristiche geografiche e delle correnti dell’area di gara?
«Abbiamo una superficie di gara vastissima, che copre tutto il Triveneto, ricca di rilievi montuosi, colline, pianure, laghi e fiumi. Questo produce a sua volta una ricchezza di situazioni molto diverse tra loro, sia per la distribuzione che per l’andamento delle correnti termiche. Abbiamo senza dubbio una superficie di gara dove il fattore noia o ripetitività non esistono: una montagna isolata al centro di una piana come quartier generale, a nord le Dolomiti, a sud la laguna Veneta e lo spettacolo di muoversi sopra paesaggi naturali incontaminati, oppure città d’arte. Un concentrato di natura, sport, ricchezza architettonica, oltre che enologica e gastronomica. Ma queste due i piloti le apprezzeranno meglio a terra, magari mentre passeggiano la sera per le viuzze di uno dei nostri borghi, assaporando da vicino la bellezza che solitamente vedono dall’alto».
Qual è il compito del direttore di gara?
«Occuparsi della parte di ideazione delle task (le prove), della verifica delle condizioni meteo prima del decollo e durante l’intero percorso di gara. Il direttore di gara è in qualche modo una sorta di direttore artistico della competizione, in senso strettamente legato alla tipologia di manche che va ad assegnare e di conseguenza di sfida e spettacolarità della stessa».
Che responsabilità comporta?
«Documentarmi giorno per giorno per rendere il più sicuro possibile il tracciato di gara, senza che vada a discapito del gusto della sfida e dell’adrenalina. Essere capace di accogliere i buoni suggerimenti delle commissioni, senza snaturare la task già strutturata. Preparare dei percorsi capaci di valorizzare diversi stili di volo e sapere riconoscere quando è il momento di dare uno stop di gara».
Come si struttura la preparazione di una gara?
«Dopo il briefing mattutino e la lettura del meteo ai piloti, una volta saliti in decollo la task di giornata viene discussa prima con la commissione piloti e poi con la commissione sicurezza. In fase di decollo, la buona riuscita delle operazioni è affidata alla supervisione del direttore di decollo e del suo staff, così come altre squadre seguono la parte di comunicazioni radio, i recuperi, la registrazione dati e così via. Mentre i piloti sono in volo mi muovo anticipandone via terra il percorso, in modo da avere sempre una diretta verifica in loco delle condizioni meteo, a garanzia di un maggiore sicurezza, soprattutto in giornate di meteo instabile o in presenza di passaggi particolarmente insidiosi. Anche in questo caso sono affiancato da altre due squadre oltre a quella che si muove con me».
Che tipo di gara sta programmando?
«Avremo a disposizione 12 giorni di gara effettiva, diverse centinaia di chilometri quadrati di superficie da sorvolare, moltissimi punti di decollo e atterraggio e i migliori piloti al mondo, il tutto racchiuso in uno scenario di una bellezza da togliere il fiato con una varietà di conformazione del territorio che permetterà di mettere assieme task per tutti i gusti. La mia intenzione è di sfruttare al massimo questa ricchezza e dare vita a delle manche in cui poter dare risalto alle diverse abilità, tecniche e di intuito che un pilota può avere. Mescoleranno velocità e tecnica, voglia di azzardo e capacità di controllo. Inoltre sto lavorando per mettere a punto nuove boe, da un lato per dare anche a chi già conosce questo territorio modo di mettersi a confronto con sfide del tutto nuove, dall’altro per valorizzare appieno l’intera superficie di gara».
Ha già in mente dei percorsi?
«Ci saranno delle giornate in cui decolleremo dal Monte Avena e atterreremo al Boscherai, ma non mancheranno decolli da Marostica con atterraggi in Alpago, decolli da Aviano con atterraggi a Bassano del Grappa o Levico, manche che interesseranno Gemona del Friuli, Fiera di Primiero, Valdobbiadene, Borso del Grappa e via dicendo. Il grande sogno è quello di potere affidare una task che attraversi tutte le Dolomiti, collegando la pianura Pedemontana per arrivare in Val Pusteria, atterrando a Brunico. Il tutto ovviamente previo consenso di sua maestà il meteo».
Chi può accedere alla gara per il titolo mondiale?
«I piloti che si siano piazzati tra i primi 500 nel ranking generale, che siano appartenenti alla propria squadra Nazionale. La convocazione appartiene di diritto ai piloti di quella nazione che si affermano al primo e al secondo posto della propria classifica nazionale. A questi si aggiungono quelli scelti dal team leader nazionale. Ciascuna nazione poi ha diritto a convocare un numero di piloti direttamente proporzionato alla posizione della nazionale nella classifica generale di squadra: più in alto stai nella classifica, più alto è il numero di piloti che hai diritto a portare. Generalmente le squadre che occupano le prime tre posizione della classifica hanno diritto a convocare 6 o 7 piloti, poi via via scendendo nelle posizioni più basse il numero dei piloti ammessi scende».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video