Bortolussi, ritorno in campo a 48 anni

CHIAVENNA. Il 25 aprile compirà 48 anni, ma la passione di giocare ad hockey è rimasta quella di quando, appena ventenne, debuttò in serie A nelle file dell’Alleghe. Nonostante i numerosi allori conquistati nel corso della sua lunga carriera sportiva (Alpenliga, Federation Cup, i primi scudetti dell’era Vipers, due Supercoppe italiane, una Coppa Italia) e l’esperienza all’estero (in DEL con Ratingen nella stagione 1996-97), Maurizio Bortolussi ha scelto di giocare ancora, in serie B, nelle file del Chiavenna. E domenica Bortolussi ritroverà proprio l’Alleghe Kanguro, il suo primo amore hockeystico.
Come mai questa scelta.
«Conclusa l’esperienza di Aosta, con la famiglia pensavamo di avvicinarci al Veneto. Alessandro Cintori, coach del Chiavenna, mi ha chiesto se ero interessato a tornare a giocare ed io ho accettato, perché la passione c’è ancora. Non giocavo più da quando è nata mia figlia Lucrezia».
È stato difficile tornare sul ghiaccio?
«È stata dura. Sicuramente più difficile di quanto previsto, non tanto dal punto di vista fisico, quanto per i tempi e la posizione in campo. Dopo un periodo così lungo di inattività si perde il ritmo».
Come giudichi la serie B di quest’anno?
«Ci sono due campionati in uno. Le cinque lì davanti: Egna, Ora, Merano, Caldaro ed Appiano fanno un campionato a sé stante. Le altre giocano la “vera” serie B. Non è certamente una sorpresa, perché le squadre che ho citato hanno strutture, tradizione e cultura sportiva che con un paio di innesti stranieri permetterebbero loro di competere in massima serie. Fanno la B solo per questioni economiche».
La sfida con l’Alleghe sarà per te una partita come le altre?
«Quella che giocheremo qui a Chiavenna lo sarà sicuramente. Sarà diverso quando verremo ad Alleghe, perché Alleghe è stata per un periodo la mia casa e ho sempre un po’ di biancorosso nel cuore».
Secondo te l’Alleghe potrà tornare ad essere protagonista nella massima serie?
«Lo spero proprio. Mi ha fatto male sapere quando sono stati costretti alla rinuncia. Alleghe è una piazza importante per l’hockey ed ha una grossa tradizione. Inoltre ha dato giocatori importanti come Lino De Toni, Carlo Lorenzi, Manuel De Toni, Nicola Fontanive, che sono stati punti fermi anche in Nazionale».
Chi è il giocatore più bravo con cui hai giocato?
«Difficile dirlo, ho giocato con tanti giocatori in gamba. Cito Bruce Cassidy, Teppo Kivela e Mitch Lamoureux, ma è difficile sceglierne uno».
E come coach?
«Rick Cornacchia, Ivano Zanatta che ha una marcia in più, ma mi sono trovato bene anche con Adolf Insam».
Come vedi il tuo futuro: ancora in campo, in panchina?
«Non lo so, non ci ho pensato. Vediamo come va questa stagione e poi decideremo».
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