“Billy” Idolo e il super Agordo «Venivano a vederci 500 tifosi»

Parla uno dei protagonisti della pallacanestro bellunese. «Che emozione la C2 e quando la Benetton venne a giocare da noi»
gian paolo perona- perona- belluno basket
gian paolo perona- perona- belluno basket

Raffaele Scottini / AGORDO

Il periodo d’oro dell’Aba con la storica promozione in C2, ma anche la retrocessione dalla Promozione alla Prima divisione, passando per diversi anni in serie D.



Tifoso da sempre dei Boston Celtics e con Larry Bird come giocatore a cui si è ispirato, Gabriele “Billy” Idolo, guardia classe 1976, è un grande protagonista del basket bellunese da più di vent’anni, soprattutto ad Agordo.

Prima, il settore giovanile e l’esordio in prima squadra a Belluno, dove è tornato nel 2015. In mezzo, la rivalità molto sentita con il Feltre.

«Parecchie volte si è parlato della collaborazione tra Belluno, Feltre e Agordo», ricorda Idolo, «poi però non siamo mai riusciti a concretizzarla».

Come hai iniziato con la pallacanestro?

«Fino a 14 anni ho giocato a calcio (con l’Alpina), ma già mi piaceva il basket, la passione era tanta e se dovevo scegliere se giocare al campetto a calcio o a basket, andavo a giocare a basket. Quel poco che trasmettevano alla televisione lo seguivo e mi sono veramente appassionato. Quindi a 15 anni ho cominciato con la pallacanestro e ho fatto le giovanili con il Belluno. Ho disputato un anno anche di prima squadra e dopo c’è stato l’interesse dell’Agordo, dove sono rimasto dal 1995 fino al 2015 quando purtroppo siamo retrocessi dalla Promozione, tranne un anno a Montebelluna in C2 nel 2005-06. Dopo sono andato al Valbelluna. L’anno scorso i problemi alla schiena mi hanno tenuto fermo, ma quest’anno avevo ripreso nel Csi, sempre a Belluno. Poi è capitata l’emergenza che stiamo vivendo».

Feltre, 4 marzo 2007. Alla Palestra Luzzo il derby di Basket Agordo Feltre
Feltre, 4 marzo 2007. Alla Palestra Luzzo il derby di Basket Agordo Feltre


Vent’anni ad Agordo, con una parentesi trevigiana, poi anche a Belluno, però mai a Feltre: c’è mai stata la possibilità di andarci?

«Una volta ci sono stato vicino, attorno al 2009-10. Feltre mi ha contattato, poi è mancato l’accordo e non sono andato».

Ci sono stati gli incroci da avversari però, erano sfide sentite?

«Forse nei primi anni Novanta c’era ancora più agonismo, ma anche quando sono arrivato io c’era parecchia rivalità, mentre Agordo era negli anni migliori e Feltre stava crescendo piano piano. Quelle sono state le sfide più belle, contro una squadra formata da ottimi giocatori della scuola slava – i vari Tesic, Zec, Pasalic, Delalic – senza nulla togliere a gente come Alessandro Strappazzon o i gemelli Marco e Michele Zannin. Poi noi siamo calati e Feltre è cresciuta molto, anche perché geograficamente poteva attingere di più dalle zone del trevigiano».

C’è stata quella volta in cui Feltre ha interrotto la corsa verso i play-off dell’Agordo in serie D, nel campionato 1998-99.

«Mentre all’andata avevamo vinto abbastanza nettamente in casa, al ritorno in trasferta contro un Feltre in coda alla classifica abbiamo perso di 3 punti. C’è stato rammarico perché eravamo quinti o sesti e quei 2 punti potevano essere utili per andare ai play-off».



Il punto più alto è stato quello della storica promozione in C2.

«Eravamo partiti per vincere il campionato di serie D e ce l’abbiamo fatta con tre giornate d’anticipo. Eravamo un mix affiatato di giocatori agordini, bellunesi e trevigiani che stavano bene insieme, con Modesto Bonan come preparatore atletico e un allenatore preparatissimo che veniva da Treviso, Mauro Torre. Negli anni successivi abbiamo giocato nel palazzetto di Sedico e venivano 500 persone a vederci».

Chi era il giocatore più forte di quella squadra?

«Non mi piace fare nomi, però se devo dirne uno, il più continuo è stato Fabio Binotto, che è stato il miglior realizzatore».

Fra tutti quelli che hai affrontato invece, chi ti ha impressionato?

«Quello che mi balza in mente è un giocatore di Venezia, Pasini, che giocava nel Salzano. Tecnicamente fortissimo sia nel tiro da fuori che nel gioco spalle a canestro e in uno contro uno».

Quale è stata la stagione più bella?

«Quella del salto di categoria dalla Promozione alla serie D, nel 1996-97, con una squadra splendida dove vedevi che si stava bene insieme, composta quasi tutta da agordini e bellunesi: Raccanello, Della Lucia, Calandri, Cancel, Pellegrini, Della Libera, Conedera e Mazzucco. Più i trevigiani Perussato e Zanatta, con l’allenatore “Lele” Rossi».

Un momento che ricordi con particolare piacere?

«La partita contro il Treviso basket che ha ricominciato dal campionato di Promozione dopo l’addio di Benetton e nella prima giornata della stagione 2012-13 è venuto a giocare ad Agordo. Per noi è stata una cosa emozionante, con centinaia di persone arrivate da Treviso e il pubblico che non ci stava nemmeno nel palazzetto».

Facendo un gioco, qual è il tuo quintetto dei sogni, ovviamente con Idolo in campo nel ruolo di guardia?

«Assolutamente Michael Jordan e Larry Bird, poi non posso non dire Kobe Bryant. Per completare il quintetto Dwyane Wade. Come sesto uomo John Stockton».

Invece quale sarebbe il quintetto ideale fra i tuoi compagni di squadra?

«I primi due sono Gabriele Raccanello e Filippo Osellame, che sono anche due grandi amici. Poi dico i due giocatori che mi hanno accompagnato di più in questa avventura di vent’anni: Claudio Calandri e Luly Della Lucia. Il primo in uscita dalla panchina Daniele Cancel». —

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