Alleghe, fu De Vlaeminck a battezzare lo Ski Civetta

“Monsieur Roubaix” vola in discesa e vince in volata, nell’anno del trionfo di Bertoglio
Di Giovanni Viel

BELLUNO. Nel 1974 Eddy Merckx aveva vinto il suo quinto Giro d’Italia con appena 12” su Gianbattista Baronchelli (dopo un duello esaltante sulle Tre Cime di Lavaredo) ed il triplo su Gimondi. L’anno dopo, il belga cercava la sestina ma un forte attacco febbrile lo costrinse al preventivo ritiro e, con lui, pure Francesco Moser, tutto proiettato al Tour de France.

Via libera agli altri, con Gimondi, Baronchelli ed il belga De Vlaeminck, lo spagnolo Galdós che, quando scalava le montagne, sembrava prendesse l’ascensore, Battaglin, con il suo “gregario” alla Jolly Ceramiche, Fausto Bertoglio.

Pareva che il patron Vincenzo Torriani avesse disegnato un Giro apposta per Baronchelli: sarà protagonista, ma non come l’anno prima. Bertoglio, vincendo la cronoscalata al Ciocco, conquista la maglia rosa, per soli 6 secondi, togliendola proprio al suo capitano. Con le Dolomiti alle porte, inizia così un altro Giro, con Bertoglio che porterà la rosa fino alla fine.

Ora il Giro è ormai un fatto privato tra Bertoglio e lo spagnolo della Kas. La penultima tappa è quella più attesa in provincia. Si arriva ad Alleghe, ma non è un arrivo di tappa casuale. Lungo la Penisola le pubblicità ricordavano che… “ad Alleghe senza catene”: si era agli inizi della grande scommessa imprenditoriale e turistica dello Ski Civetta.

Penultima frazione, si parte da Pordenone per arrivare ad Alleghe. Due tappe ancora, anche se ad attendere i corridori manca ancora “Sua maestà lo Stelvio”. È il tappone dolomitico tanto atteso e temuto.

Si entra nel Bellunese dal Fadalto, poi, salita in Val di Zoldo, con la Staulanza da affrontare e poi la Val Fiorentina: ecco il “cordone rosa” che mette assieme e lega lo Ski Civetta. E ora, di nuovo la Marmolada! Questa volta la strada per il Fedaia è asfaltata ed il primo a scollinare è Giancarlo Polidori. Si risale il Pordoi da Canazei e Galdos esce allo scoperto e va all'attacco, bastonando gli avversari e ridisegnando la classifica. Allo spagnolo doveva replicare Baronchelli, ma la benzina finisce troppo presto; sulle gambe è anche il leader, Bertoglio attaccato da Gimondi che, di fatto, lo trascina al traguardo.

Poi l’impresa del gitano o, più nobilmente, Monsieur Roubaix, al secolo Roger De Vlaeminck: dal Pordoi e poi da Arabba scende come se fosse Franz Klammer, il re dei re della discesa libera. Li riprende tutti ed ha ancora la forza per disputare la volata, dove batte Costantino Conti. Per lui è la settima vittoria in questo Giro.

Poi, Galdos, Gimondi e Bertoglio arrivano alla spicciolata. Tra Galdos e Bertoglio soli 41 secondi, da giocarsi sulla roulette dello Stelvio, là dove Coppi, nel 1953 piegò l’eroico Hugo Koblet, il “falco biondo”.

È l’epilogo del Giro. Si parte da Alleghe; quindi giù a Cencenighe, sù a Falcade con il San Pellegrino da affrontare ed ancora il Costalunga e ci si porta con decisione in Val Venosta. Succede poco fino a Trafoi. La gente è tanta quanta la neve che attende i corridori da lì fino alla cima. Scatta come una molla Galdos, gli restano in scia Bertoglio, Panizza e Perletto con quest’ultimi che sono presto costretti ad arrendersi. Galdos inserisce le ruote motrici, ma Bertoglio qui un poco assomiglia a Coppi, e non solo nel nome. È sfida all’ultima pedalata. La vince Galdos, ma Bertoglio conquista il Giro d’Italia. Anche i gregari vanno in paradiso.

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