L’incontro a Padova tra Stefani e Giorgetti, il ministro: «Nessun taglio alle Regioni»
Il ministro Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a Padova, proprio nel primo giorno per depositare le liste, in vista delle elezioni regionali: «Il federalismo fiscale lo vorrei domani mattina, ma mancano passaggi complicati da fare e l’iter sarà lungo»

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si presenta a Padova, proprio nel primo giorno per depositare le liste, in vista delle prossime elezioni regionali. Accanto a lui c’è Alberto Stefani, il candidato del centrodestra; lo abbraccia e ai cronisti dice: «È uno che parla poco, che lavora e che studia. Penso che la politica abbia bisogno di questo tratto umano. Io ormai sono vecchio e quindi cedo il testimone a quello che mi assomiglia un po' quando sono entrato in Parlamento». Lo dice dal caffè Pedrocchi di Padova, che guarda il palazzo del Bo: le aule dove Stefani si è formato, laureandosi con lode in Giurisprudenza.
È arrivato qui l’endorsement del ministro della Lega, in questi giorni alle prese con la discussione della manovra finanziaria, in Parlamento. «Eravamo abituati a manovre pesanti: 50 miliardi di tagli e aumenti delle tasse. Avere una manovra leggera mi sembra un grande successo. E infatti – da quando sono in Parlamento, e quindi da 29 anni – questa è la prima volta in cui non viene fatta una manovra correttiva».
Tra i nervi scoperti della nuova legge, però, la stretta sugli affitti brevi e il contributo delle banche: quest’ultimo, causa di scintille all’interno della maggioranza. «Ma siccome sono vecchio del mestiere, so che tutte le volte che viene presentata la legge di bilancio, c'è qualcuno che è contento e qualcuno che è scontento» se ne esce Giorgetti.
Che poi, a proposito di visioni opposte, rilancia: «Arrivo da un'assemblea di piccoli e medi imprenditori, e tutti mi chiedevano di tagliare la spesa pubblica. Mentre io sono scappato da Roma, perché i ministri mi inseguivano proprio perché ho tagliato la spesa pubblica. Evidentemente la gente vuole che si tagli».
Poi c’è un altro taglio, che è sulla bocca di tutti: quello dell’Irpef, che dovrebbe assicurare stipendi più alti al famoso ceto medio. Correttivo che sarà garantito da adeguate coperture finanziarie. «La dinamica delle entrate ci permette di farlo» assicura Giorgetti, «D’altra parte, in questi tre anni abbiamo dimostrato a tutto il mondo che siamo estremamente seri su come gestiamo le entrate e le uscite. L’anno scorso abbiamo abbassato il cuneo fiscale contributivo e quest’anno tagliamo l’Irpef perché ce lo possiamo permettere, perché stiamo gestendo in modo responsabile le entrate e le uscite».
Niente tagli alle Regioni, però, è la promessa del ministro. «Abbiamo avanzato una proposta e raggiunto un’intesa con le Regioni, non ci saranno tagli» dice.
Mentre è più delicata la partita dell’Autonomia: tre pre-intese da firmare entro la fine dell’anno; ma poi la partita sui Lep, che presumibilmente avrà tempi supplementari estremamente lunghi. «È molto delicato fissare l'asticella di questi livelli – spiega il titolare del Mef – Su alcuni punti siamo arrivati a definirli attraverso un lungo lavoro, su altri il lavoro continua. Su questo fronte è fortemente impegnato il ministro Calderoli, però siamo fiduciosi e determinati perché manca ancora del tempo per finire la legislatura e abbiamo preso un impegno con le Regioni e, in particolare, proprio con il Veneto».
Infine, il federalismo fiscale, imposto dal Pnrr, con il traguardo massimo della metà del prossimo anno. «Dipendesse da me, il federalismo fiscale lo vorrei già domani mattina, non soltanto entro la prima metà del prossimo anno – ironizza il ministro – perché fa parte del nostro dna, della nostra storia. Ma non è facile, perché ci sono dei passaggi complicati da fare e il tragitto è lungo. Dobbiamo avere pazienza ed essere sempre determinati».
Infine il resto. «Abbiamo parlato del mantenimento della filiera tra territori e governo centrale, delle infrastrutture per lo sviluppo del territorio e poi di innovazione» conclude Stefani.
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