Così è rinato il Cavallo del Canova: era frantumato in duecento pezzi

Il padovano Giordano Passarella ha guidato il complesso intervento di recupero del gesso colossale oggi esposto a Milano: «Un lavoro difficile ed estenuante, ma vederlo concluso è una soddisfazione enorme. Ora sentiamo il vuoto in laboratorio». il primavera il Cavallo torna a Bassano

Rocco Currado
Il cavallo del Canova restaurato
Il cavallo del Canova restaurato

Duecento frammenti sul pavimento del laboratorio, come tessere di un gigantesco puzzle. Da qui inizia – a febbraio 2025 – la rinascita del Cavallo colossale di Antonio Canova: un restauro di eccezionale complessità che porta la firma di un padovano.

È infatti il restauratore Giordano Passarella – che con la sua Passarella Restauri da più di quarant’anni opera nel settore – ad aver guidato il «restauro del secolo», come lo ha definito Fernando Mazzocca, curatore della mostra sul Neoclassicismo alle Gallerie d’Italia di Milano, dove l’opera è attualmente esposta. Al termine dell’esposizione Eterno e visione. Roma e Milano capitali del Neoclassicismo, ad aprile, il cavallo farà ritorno al museo di Bassano del Grappa, che lo custodisce da oltre 170 anni.

Giordano Passarella
Giordano Passarella

Il Cavallo di Canova

L’opera è alta 444 centimetri, larga 142 e lunga 491. Il modello in gesso, eseguito da Canova tra il 1819 e il 1821 e mai fuso in bronzo, è arrivato a Bassano già danneggiato nel 1849: durante il trasporto dall’atelier romano si era frantumato e venne rimontato nell’Ottocento in modo sommario, con riempimenti di gesso, vasellame, pezzi di mattoni. Un equilibrio precario che cedette definitivamente nel 1968, quando il cavallo crollò durante uno spostamento, finendo nei magazzini del museo, dove rimase invisibile per oltre mezzo secolo.

Il restauro

La rinascita è stata possibile grazie alla sinergia tra Comune di Bassano, Banca Intesa, la fondazione Venice in Peril e Ministero della Cultura, che hanno affidato il lavoro – tramite gara – proprio all’impresa padovana, in associazione con lo studio R.S. Ingegneria.

«Quando è arrivato da noi il cavallo era ridotto in 200 frammenti», racconta Passarella, «abbiamo iniziato catalogando ogni pezzo con una scheda e fotografie, poi mesi a cercare i punti d’incontro tra i vari frammenti: bastava un errore minimo per ritrovarsi con sfasamenti importanti». Per questo, spiega il restauratore, «abbiamo ricomposto il cavallo tre volte prima di poterlo incollare».

Il restauro ha previsto la rimozione di tutto il materiale ottocentesco sovrapposto: «Abbiamo eliminato circa 800 chili, alleggerendo l’opera del 40%. Così siamo tornati alla superficie originale, con i segni di spianatura di Canova». Una volta individuate le corrispondenze, i restauratori hanno ricomposto la scultura in dieci macro-pezzi (testa, collo, groppa, ventre, coda in due pezzi e le quattro zampe), dotati di guarnizioni per attutire eventuali urti. E poi l’assemblaggio.

Determinante il contributo padovano anche sul fronte ingegneristico: il gesso non può sostenersi da solo, e per questo lo studio R.S. ha progettato una struttura interna in acciaio inossidabile, poi realizzata dalla G.R. strutture.

«Due travi principali e quattro puntoni che escono dal ventre del cavallo, come già Canova aveva previsto in legno», spiega ancora Passarella, «ma con una tenuta moderna, sicura». Oggi il cavallo è sospeso, appoggiato solo sui puntoni dotati di dispersori di energia.

L’ultima fase ha riguardato stuccature, reintegrazioni e soprattutto la riscoperta della pellicola pittorica originale: «Il cavallo era dipinto a finto bronzo fin dall’origine. Abbiamo eliminato la vernice ottocentesca e riportato alla luce la tempera canoviana, integrandola nelle parti rovinate».

La squadra al lavoro

Nove restauratori, tre tecnici di carpenteria, ingegneri e un impegno quotidiano da febbraio a novembre: «È stato un lavoro estenuante, con giorni di sconforto. Ci siamo imposti la calma, perché se ti fai prendere dalla fretta corri il rischio di sbagliare. Ma la squadra è stata straordinaria. Senza una tale compattezza non ce l’avremmo fatta». Il risultato? «Una soddisfazione enorme, ma ora si sente il vuoto: il cavallo era diventato parte del nostro laboratorio».

In primavera a Bassano

Il Cavallo colossale di Antonio Canova, tornato all’antico splendore sarà esposto fino al prossimo aprile alle Gallerie d’Italia a Milano. Al termine dell’esposizione “Eterno e visione. Roma e Milano capitali del Neoclassicismo”, il cavallo farà ritorno a Bassano del Grappa (Vicenza), nei Musei Civici diretti da Barbara Guidi, dove attualmente è in corso la mostra dedicata a Giovanni Segantini (1858-1899).

 

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