L’anno scorso anche Linda rifiutò l’orale: «Sostengo in toto la scelta di Gianmaria»
La giovane veneziana lesse una lettera di protesta per un’ingiustizia subìta allo scritto. «L’esame di maturità va riformato»

Appoggia e difende incondizionatamente il collega padovano Gianmaria Favaretto. Linda Conchetto, 19 anni, veneziana del Lido, promessa dell’atletica leggera e studentessa di ingegneria chimica in Ohio, Usa, l’anno scorso alla maturità ha preso la stessa decisione: ha detto alla Commissione d’esame del liceo classico Foscarini in laguna che non avrebbe sostenuto l’orale.
Ha letto una missiva di protesta sostenendo di aver subìto un’ingiustizia, di sentirsi sminuita «il mio compito scritto di greco è stato corretto male, mi sono stati segnati errori che non avevo fatto, ero preparata» spiega.
«L’esame di maturità non ha senso – aggiunge, in perfetta sintonia con Favaretto –, non valuta l’alunno per quello che è, non rispecchia le reali capacità, non giudica la maturità. Frequentiamo cinque anni di liceo, i primi due non vengono considerati perché i crediti si accumulano solo nel triennio, già questo non è giusto, e in più valgono solo il 40% del voto finale. Molti studenti identificano il loro valore in base al voto, ci viene radicato in testa dai professori».
La raggiungiamo al telefono in Umbria dove è impegnata in un trekking di cinque giorni. In Ohio frequenta la Miami University. «Tornerò negli Stati Uniti a fine agosto» racconta. L’anno scorso ha vinto una borsa di studio per meriti sportivi.
Linda, lei e altre due veneziane l’anno scorso, Gianmaria quest’anno, e ce ne sono sicuramente altri che non sono finiti nei taccuini dei giornalisti. Sta nascendo un movimento di protesta contro il sistema “esame di maturità”?
«Non lo so, bisogna aspettare ancora qualche maturità per capirlo. Mi auguro che questi casi isolati possano ispirare i futuri studenti a capire che non siamo rappresentati da un voto, che siamo molto di più, un’identità superiore, non un numero. Abbiamo tanti altri aspetti fuori dalla scuola. C’è una vita oltre la scuola».
Come modificherebbe l’esame di maturità?
«I crediti devono partire dal primo anno, non dal terzo, altrimenti uno studente al biennio può non impegnarsi. Il valore del 40% dei crediti è troppo poco, va aumentato. L’orale dovrebbe essere una discussione soprattutto sull’attualità, sui grandi temi, sulla vita. Lo studente dovrebbe dimostrare di avere un pensiero critico, non solo di saper recitare a memoria una poesia di Leopardi, per quanto importante possa essere conoscerla. Così si valuta la maturità di una persona. Il liceo è scollegato con la vita reale. Solo grazie ai miei genitori ho imparato come si compila un 730, non sapevo come si gestisce la voltura dei contatori, che cos’è l’Iva. D’accordo, un liceo non è un istituto tecnico, ma la materia di Educazione civica dovrebbe servire anche a questo, non solo a parlare per l’ennesima volta di discriminazione razziale, anche se è giusto parlarne. Usciamo dalla maturità maggiorenni. Nessuno a scuola ci insegna ad essere indipendenti. Una follia».
Come nello sport, una gara può andare male, anche la più importante.
«D’accordo, ma una cosa è non essere allenati, non arrivare preparati alla gara. Un’altra è subìre una squalifica per un errore dell’arbitro».
La scuola è la palestra delle ingiustizie, delle falsità, della fortuna, del giudizio, della competizione. Poi nella vita sarà così. La performance è richiesta ovunque. Cosa ne pensa?
«Sì, ma le ingiustizie non dovrebbero esserci e se ci sono penso che ci si debba ribellare il più possibile. Prima di tutto per contribuire alla creazione di un mondo più giusto, i nostri diritti devono essere rispettati. Le ingiustizie continueranno ad esserci, non sono ingenua, ma bisogna cercare sempre la propria libertà, non mi aspetto che il mondo mi allunghi la mano, che sia tutto facile e giusto, ma impongo a me stessa la ricerca della giustizia, e faccio tutto il possibile per ottenerla».
A distanza di un anno rileggerebbe quella lettera?
«Senza alcun dubbio. Prima di farlo ero impaurita, sono una persona ligia, impegnata, che ha sempre seguito le regole, ma sostenere quell’esame orale avrebbe voluto dire perdere la dignità. Penso che dimostrare di avere una libertà di pensiero sia indice di maturità».
Che cosa le piacerebbe fare dopo l’Università americana?
«Ancora non lo so, intanto finisco i tre anni che mi mancano. Ho tanti sogni. Uno è di vivere in montagna, in mezzo al verde, avere l’orto, tanti cani. Ma mi interessa molto anche la chimica. Vedremo».
Una curiosità: durante la prova orale avete corretto la prova di greco?
«Sì, ho contestato alla professoressa punto per punto».
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