Medicina in lutto: è morto il professor Federico Rea, maestro della chirurgia toracica
Aveva 68 anni, era direttore della cattedra e della divisione di Chirurgia Toracica dell’Azienda Ospedale Università di Padova. Zaia: «La medicina italiana perde uno dei protagonisti più autorevoli»

Si è spento il professor Federico Rea, professore ordinario di Chirurgia Toracica all’Università degli Studi di Padova, direttore della cattedra e della divisione di Chirurgia Toracica dell’Azienda Ospedale Università di Padova, e responsabile del Centro Trapianto di Polmone.
Aveva 68 anni. Lo scorso anno aveva scoperto di essere malato di leucemia mieloide per cui si era sottoposto a un autotrapianto che sembrava aver dato buoni risultati al punto che era tornato al lavoro, ma nelle ultime settimane c'era stata una recidiva.
Scienziato rigorosissimo, si era laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova, per poi proseguire con la specializzazione in Chirurgia Toracica. Aveva continuato gli studi alla Clinical observership, Barnes Hospital di Saint Louis negli Stati Uniti e alla Clinical observership del Toronto General Hospital in Canada.
I risultati del Centro di Chirurgia Toracica
L’attività trapiantologica di polmone a Padova è nata nel 1995. Da allora sono stati eseguiti, nel Centro di Chirurgia Toracica diretto dal prof. Rea, 444 trapianti. Il volume operatorio è cresciuto ogni anno, fino a raggiungere nel 2018 per la prima volta la vetta di 30 trapianti effettuati; 54 trapianti nel 2024 e da gennaio a giugno 2025 già fatti 52.
I professionisti della UOC hanno adottato percorsi di cura innovativi per la gestione di donatori con criteri estesi di marginalità. Hanno anche messo in campo un programma d'avanguardia per il ricondizionamento dell'organo. Hanno infine contribuito alla stesura di un protocollo pilota sul trapianto di polmone post Covid.
Il dg Dal Ben
«L'Azienda perde un grandissimo professionista. Io perdo un amico davvero molto caro», le parole del dg Giuseppe Dal Ben.
«Il prof. Federico Rea era un chirurgo eccezionale. Non sono io a doverlo ricordare oggi in un giorno così triste: i suoi colleghi lo hanno sempre considerato un pioniere capace di guardare lontano e di sperimentare strade innovative mettendo il paziente al centro. Un medico di infinita umanità che ha considerato il suo lavoro come una missione da vivere ogni giorno con enorme passione e con assoluta dedizione. Ogni volta che veniva a proporre un progetto mi trasmetteva entusiasmo: credeva che la scienza medica non si dovesse fermare, ma dovesse percorrere strade inesplorate. Straordinaria la sua capacità di fare squadra: amava insegnare ai più giovani colleghi e apprezzava il confronto dialettico con i colleghi più anziani».
Continua: «Ho stimato il prof. Rea come uomo: una persona meravigliosa, di rara qualità, con lucida profondità di pensiero, estremamente sensibile e generoso, portatore di idee originali e di valore. La dignità con con cui ha vissuto queste ultime durissime settimane conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la sua grandezza. Un privilegio averlo conosciuto. Un onore aver camminato al suo fianco. Mancherà enormemente a tutti noi. Un pensiero di vicinanza va alla sua famiglia e a chi ha vissuto in ospedale vicino a lui. L'Azienda non dimenticherà mai il prof. Rea e farà tesoro dei suoi insegnamenti. Che la terra ti sia lieve caro Federico».
La rettrice Mapelli
L’Università di Padova si stringe a familiari, amici e colleghi nel dolore per la perdita del prof. Federico Rea. «È una giornata di intenso sconforto e dolore per la Scuola di Medicina e per tutta la comunità accademica dell’Università di Padova – afferma la rettrice Daniela Mapelli –. Con Federico Rea perdiamo non solo un chirurgo eccezionale, eccellente professionista stimato e rispettato, ma anche una persona di elevato spessore, schietta e leale, con un profondo senso dell’istituzione. Mi ha molto colpita il coraggio e la fermezza con cui ha affrontato la malattia, dedicandosi fino all’ultimo al suo lavoro e al suo ateneo. Lascia un segno vivido in tutte le persone che lo hanno conosciuto, alle tante e ai tanti medici che ha formato: mi stringo attorno alla moglie Elena, ai figli Rebecca, Tommaso e Luca, a chi gli ha voluto bene che continuerà, insieme alla sua università, a ricordarlo».
Il presidente Zaia
«Con la scomparsa del professor Federico Rea, il Veneto e l’intero mondo della medicina italiana perdono uno dei protagonisti più autorevoli della chirurgia toracica. Un maestro, professionista straordinario, un riferimento assoluto per colleghi e studenti, un uomo che ha dedicato la vita alla cura dei pazienti e alla crescita della sanità pubblica. La sua opera resterà patrimonio indelebile della nostra comunità scientifica e accademica». Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime il cordoglio personale e istituzionale per la scomparsa del prof. Rea.
«La figura del professor Rea è nota a tutti, addetti ai lavori e non, fra le mura dell’Azienda Ospedale Università di Padova. Impossibile non riconoscerne l’autorevolezza, ma anche l’empatia e la capacità di dialogo. La sua carriera – prosegue Zaia – è stata un esempio di rigore, competenza e passione per la medicina. Dal 2002 alla guida della scuola di specialità di Chirurgia Toracica a Padova, ha formato intere generazioni di medici e ha contribuito a portare l’eccellenza veneta nel mondo, soprattutto nel campo dei trapianti polmonari. Ha eseguito migliaia di interventi, centinaia e centinaia di trapianti, dando nuova vita. Ha lavorato fino all’ultimo giorno, non si è mai tirato indietro. Il suo lavoro e la sua dedizione resteranno punti di riferimento per la sanità del futuro».
«In questo momento di dolore – conclude il presidente – esprimo, a nome di tutta la Regione del Veneto, la più sentita vicinanza alla famiglia, ai colleghi, agli allievi e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscere e collaborare con il prof. Rea. Mancherà molto a tutti noi: ma la sua eredità scientifica e umana continuerà a vivere nei luoghi in cui ha operato e in chi ne seguirà l’esempio».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi