Zampilla l’acqua a Casera Ere Ora il rifugio ha la sua fonte

Il gestore Matteo Paniz ha fatto ricorso ad un rabdomante per trovare la vena La struttura ha risolto così l’annoso problema dell’approvvigionamento idrico
Gianluca Da Poian





La scoperta dell’acqua. Il rifugio Casera Ere a San Gregorio nelle Alpi può quasi certamente dire addio alle problematiche di approvvigionamento dell’oro blu. Merito dell’impegno e della caparbietà del gestore, il sospirolese Matteo Paniz, il quale ha individuato nelle vicinanze della struttura una vena d’acqua da incanalare sino al rifugio.

È un passo in avanti fondamentale per Casera Ere, attualmente ancora alimentata grazie all’acqua piovana che si accumula in due vasche. Ma nei sempre più lunghi periodi senza precipitazioni non mancano le difficoltà a gestire la fondamentale risorsa. Così nella testa di Matteo Paniz c’è stata fin da subito l’esigenza di porre fine a questa situazione.

È mancato il tempo di occuparsene lo scorso anno, avendo aperto il rifugio solo a luglio, ma l’inverno lasciato alle spalle è servito proprio a valutare la fattibilità dell’operazione.

«Un paio di settimane senza piogge ci mandavano in crisi», racconta Paniz. «Era nostra intenzione risolvere la questione idrica, nonostante fosse una sfida a cui non credeva nessuno. Mi sono servito della rabdomanzia, ossia la vera e propria arte di trovare vene sotterranee di acqua servendosi di una bacchetta di legno biforcuta. Dino Farenzena di Taibon ha così individuato la vena d’acqua, poi portata allo scoperto dalla trivella giunta sul posto».

Operazioni non affatto semplici: basti pensare che lo strumento ha impiegato due giorni per salire lungo la pur larga strada. Ci sono volute un paio di settimane di scavi, sino allo zampillo immortalato in un video.

«L’acqua è stata individuata a 76 metri di profondità, poi però la trivellazione è arrivata sino a 130 metri così da creare una sorta di serbatoio naturale di accumulo. Adesso serviranno ancora due o tre settimane di lavoro per pomparla al rifugio, ma siamo a buon punto e l’emozione non lo nego è davvero grande».

Ad aiutarlo nello svolgimento dell’intervento Peter Helbling e la ditta Vanin di Valdobbiadene, mentre il Comune ha appoggiato l’iniziativa. «Rimarranno comunque in servizio le due cisterne dell’acqua piovana. Innanzitutto nei prossimi mesi andrà appurato se la vena d’acqua va ad esaurimento oppure la possiamo considerare una risorsa costante. In secondo luogo è sempre utile garantirsi una riserva, nel caso di problematiche».

Matteo Paniz gestisce il rifugio assieme alle figlie Gaia e Lisa e alla moglie Barbara De Nobili. Sia l’estate scorsa e sia questi primi giorni d’apertura stanno ripagando la scelta di credere nelle potenzialità del rifugio. Aiuta senza dubbio la non eccessiva altitudine, che lo rende meta anche di escursioni in e-bike, ed inoltre piacciono molto le prelibatezze disponibili adesso tutti i giorni sino al 30 settembre.

A luglio potrebbe essere messo a disposizione un servizio navetta, senza dimenticare le numerose proposte all'aria aperta organizzate nelle aree limitrofe del rifugio. Non mancano poi le camere ed anche il servizio Wifi. —



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