Viaggi di studio “negati” alle feltrine

Niente voucher per imparare le lingue alle future estetiste dell’Opera Barelli di Levico Terme non residenti in Trentino

FELTRE. Gli studenti feltrini servono per fare numero e poter formare le classi, però le iniziative che costano sono solo per i trentini.

Sono diverse le ragazze delle nostre zone - Feltre, Arsiè, Lamon, Fonzaso – che frequentano la scuola per estetista del Centro di formazione professionale Opera Armida Barelli di Levico Terme, ma le studentesse feltrine sono tagliate fuori dai voucher formativi per la frequenza di corsi “full immersion” di lingua inglese e tedesca all'estero nel periodo estivo.

In base ai criteri approvati dalla giunta provinciale di Trento, infatti, i voucher «possono essere richiesti dagli studenti frequentanti con età inferiore ai 20 anni e residenti o domiciliati in Provincia di Trento». Chi abita al di qua del confine, insomma, non può accedere ai contributi, secondo una logica penalizzante per gli alunni feltrini che l'esperienza all'estero avrebbero desiderato farla. C'è insomma malumore per le modalità dell'esclusione, soprattutto se si pensa alla lotta che si fanno le scuole ogni anno per accaparrarsi studenti.

Altro aspetto riguarda i trasporti. Tante volte i feltrini vanno a studiare aldilà del confine semplicemente perché costa meno l'abbonamento dell’autobus in Trentino grazie alla sovvenzione. La questione è stata posta nell'assemblea di vallata del consorzio Bim. A dirlo è sindaco Paolo Perenzin: «Ci stiamo ponendo in maniera seria il problema del diritto allo studio in provincia. Cerchiamo anche di capire cosa può fare il consorzio per favorire la residenzialità degli studenti in provincia di Belluno. Questa è una risposta da dare, oltre a tenere sempre più alta la qualità delle nostre scuole, che già abbiamo».

L'Enaip intanto, che ha sede a Feltre e che pure forma gli estetisti, è in difficoltà e ha avviato una raccolta firme – supportata dall'amministrazione comunale – per una proposta di legge di iniziativa popolare, affinché la programmazione della formazione professionale del Veneto sia quantomeno triennale e ci sia garanzia di continuità economica di mantenimento dei corsi, anziché di anno in anno. L'assessore alla formazione professionale Sabrina Bellumat sottolinea che «questo tipo di battaglie per la formazione professionale dei nostri ragazzi sono indispensabili per valorizzare il saper fare, creando occupazione». Però serve investire, come sta facendo il sistema scolastico trentino con l'attivazione del trilinguismo. «Un tipo di investimento auspicabile in una riforma della formazione professionale anche della nostra Regione», sottolinea. «Nel Comune abbiamo una realtà molto importante, l'Enaip, dove gli insegnanti continuano a lavorare offrendo un servizio necessario senza vedersi riconosciuto con continuità lo stipendio. È uno scandalo, perché servono garanzie di lungo periodo e di tutela dei ragazzi».

Raffaele Scottini

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