Ventenne al lavoro su una diga a quota 2100

Calalzo. Federica Sponga due-tre volte a settimana s’inerpica per controllare la struttura sul Cavia
Di Gianluca De Rosa

CALALZO. Federica Sponga è una ragazza bellunese di vent’anni che da qualche mese svolge un lavoro unico nel suo genere, ma al tempo stesso bello ed emozionante. «Da un paio d’anni ho un impiego a Calalzo, assunta dall’Enel attraverso la Green Power; tra le attività previste, c’è il turno di controllo di una diga per due, massimo tre giorni a settimana. Lavoro che, dopo un periodo trascorso in ufficio, ho iniziato felicemente ormai da tre mesi».

Una ragazza di vent’anni, dunque, che controlla e gestisce una diga, nello specifico quella sul lago di Cavia, nel territorio di Falcade, a ben 2100 metri d’altezza. E, almeno che lei sappia, unica donna in Italia a svolgere simili mansioni.

«Mi rendo perfettamente conto che non si tratta di un lavoro comune, soprattutto per una ragazza giovane come me», aggiunge Federica orgogliosamente, «io comunque mi trovo benissimo lì sopra e devo dire che la possibilità di lavorare su una diga l’ho accolta in maniera molto positiva».

Quali sono le mansioni di Federica nei giorni di controllo della diga sul lago di Cavia?

«Principalmente teniamo sotto controllo le misure del bacino», spiega la Sponga, «è comunque un lavoro molto vario anche se, stando lì solo da pochi mesi, non ho ancora un quadro completo di tutto quello che c’è da fare. Per il momento tutto è filato liscio anche dal punto di vista climatico, viste le temperature miti di quest’inverno. Sono convinta però che lavorare a 2100 metri d’altezza, quando arriveranno davvero neve e freddo, non sarà una passeggiata». Il controllo di una diga a 2100 metri e lontano da centri abitati prevede tempi morti e ritmi lenti che Federica Sponga racconta così: «Non è poi da considerare un male, perché hai a disposizione del tempo da trascorrere esclusivamente con te stesso anche grazie al fatto che lì sopra internet non va e le comunicazioni sono ridotte all’essenziale. Aiuta anche a staccare un po’ la spina dalla quotidianità, rimanendo però sempre attenti e con gli occhi ben aperti. Più in la probabilmente i ritmi saranno meno monotoni visto che, in caso di neve, toccherà a noi spalarla».

Per Federica Sponga il lavoro in diga comunque non rappresenta una novità: «Ho già lavorato per un periodo su quella di Vodo. Assorbito un primo periodo di ambientamento, diventa tutto più semplice. Da parte mia poi c’è alla base un ottimo rapporto che ho con la montagna. Questo sicuramente aiuta tantissimo».

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