Vaccari, la produttività non paga è in lista ma non sarà rieletto

FELTRE. A volte ritornano, a casa. E non sembre da vincitori. Quattro anni e 269 giorni dopo l’elezione, Gianvittore Vaccari saluta Roma e palazzo Madama: la sua avventura al senato della Repubblica finisce qui. Senza applausi e apparentemente senza risultati concreti, almeno per la sua città.
Si è dato molto da fare, l’ex sindaco part time, per conquistarsi un posto sicuro al prossimo giro. Ma i vertici della Lega, ingrati, l’hanno infilato al sedicesimo posto nella lista presentata l’altro ieri. Possibilità di elezione: nessuna. In pratica trombato. Non bastasse, c’è la beffa di vedersi sfilare accanto, in corsia di sorpasso, Raffaela Bellot, ex presidente del consiglio di Feltre, praticamente una sua creatura. Lei sì, abile nei rapporti personali, è riuscita a scalare posizioni e a palazzo Madama ci andrà di sicuro: è terza in lista e ha già il biglietto in tasca.
Dunque è tempo di bilanci. A Feltre, dove non è più molto amato (alle ultime elezioni comunali ha raccolto 35 voti ed è rimasto anche fuori dal consiglio), anche per come ha trascurato il Comune quando aveva il doppio incarico, il senatore leghista può comunque esibire qualche medaglia. Nel suo mandato a Roma è stato il ventiduesimo senatore (su 322) più produttivo secondo le statistiche di Open Parlamento, con un indice di produttività di 633,4 (il bellunese Fistarol, per dire, si è fermato a 80,7, mentre il primo in classifica, Bruno Donato del Pdl, è arrivato a 1248,8). Su 6.398 votazioni, Vaccari è stato presente 6.168 volte, il 96,4 per cento. Assenze? Solo 151. Più 79 volte per missioni, dunque era giustificato. Nel suo bilancio personale da senatore - ma anche da membro della commissione permanente al bilancio e da segretario per la commissione per le questioni regionali - ci sono anche, come primo firmatario, otto disegni di legge, nessuno dei quali però è arrivato al traguardo. Sono questi, soprattutto, a lasciare il segno della sua attività. Vaccari si è battuto per «favorire una maggiore trasparenza nel mercato della distribuzione dei carburanti», per «promuovere un'alimentazione sana ed equilibrata attraverso la valorizzazione della dieta mediterranea nelle scuole», per cambiare la denominazione “provincia di Belluno” in “provincia di Belluno-Feltre-Pieve di Cadore-Dolomiti”», per la «etichettatura dei prodotti e impiego del marchio Made in Italy nel settore dell'occhialeria», per la «valorizzazione del santuario dei SS. Vittore e Corona di Feltre nella ricorrenza del nono centenario della sua consacrazione» e ancora per il «distacco del comune di Lamon dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige» e poi anche per il «distacco dei comuni di Cortina d'Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia». E infine per la «attribuzione alla provincia di Belluno dello Statuto di autonomia provinciale». Ci ha provato, insomma, anche se alla fine lo si può ringraziare solo per aver contribuito a tenere in piedi il fondo Brancher. Sempre da primo firmatario, si è segnalato per una mozione (per la conciliazione del lavoro e della famiglia), un’interpellanza (sui beni demaniali da trasferire agli enti locali), 13 interrogazioni, una risoluzione, 67 ordini del giorno in aula, 84 ordini del giorno in assemblea e 513 emendamenti. Come co-firmatario i numeri lievitano: 57 disegni di legge, 52 mozioni, 119 ordini del giorno in aula, 138 in commissione, 2.307 emendamenti.
Laborioso e fedele, Vaccari ha sempre seguito la linea della Lega. Solo 21 volte ha votato in disaccordo (ma a metà: quasi sempre con astensioni). Nei voti chiave è sempre stato allineato e coperto, da buon soldatino. Ha votato contro la Finanziaria di Monti, si è astenuto sulla riduzione del rimborso elettorale ai partiti e sui provvedimenti della spending review. Ma si ricordano anche voti a favore per le missioni militari e sul legittimo impedimento. Fino a quando è stato in carica Berlusconi, tutti i passaggi chiave in aula hanno ottenuto la sua fedelissima approvazione. Non è bastato per una riconferma, forse non basta neppure per archiviare l’avventura romana come un successo. Partito in maggioranza, ha finito nell’opposizione, segnalandosi con il suo gruppo per alcune rumorose intemperanze. Storia, ormai. Il presente è di nuovo in città. Il futuro è sereno: da Roma, ogni mese, arriverà il vitalizio.(cric)
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