Un mese senza il treno Il sindacato non si fida

BELLUNO. Binario moribondo. Tempi duri per pendolari e turisti. Non è soltanto un problema di ritardi, ormai più o meno scontati: è proprio un mese secco di chiusura del tratto di ferrovia tra Belluno e Ponte nelle Alpi, tra giovedì 6 giugno e domenica 7 luglio. Con l’arrivo dell’orario estivo. Il motivo è la messa in sicurezza della galleria La Vignetta e, su questo, la Filt Cgil non si mette a sindacare. Ma ci sono alcune cose, che non le tornano per niente, visto che le locomotive continueranno a sbuffare dalla stazione di Polpet a quella di Calalzo : si poteva evitare la chiusura completa del servizio? «Secondo noi, assolutamente sì», garantisce il segretario generale Ilario Simonaggio, «non capisco perché si effettui il trasporto dei passeggeri con le corriere dal Cadore al capoluogo, anche se non ci sono problemi fino a Ponte. Secondo me, ci vorrebbe una soluzione alternativa, anche perché i tempi di percorrenza sono già molto lunghi e, in questa maniera, rischiano addirittura di dilatarsi. Il pericolo è che i viaggiatori si stufino, a maggior ragione ora che sono già abbastanza esasperati».
Come fare, per non timbrare tardi il cartellino, in ufficio? Una strada alternativa concreta, che non potrà forzatamente essere ferrata? «Un solo pezzo è chiuso al traffico e non discuto, perché il primo comandamento non può che essere l’incolumità di viaggiatori e lavoratori, ma proprio per questo si potrebbe pensare a un by pass, a una bretellina, per saltarlo, senza dover affrontare tutta la statale di Alemagna sulla gomma. Non bastasse, si chiude in un periodo turistico, isolando dal servizio ferroviario tutta l’area dolomitica. Non è certo un bel biglietto da visita, una soddisfacente accoglienza, sul piano turistico».
Il sospetto di Filt Cgil è che Rete ferroviaria italiana voglia scoraggiare gli utenti: «Mi chiedo davvero se in fondo non ci sia questa volontà e neanche tanto velata. L’esperienza ci suggerisce che, alla fine si chiudono i servizi pubblici sostenendo che non ci sarebbe una sufficiente domanda, senza chiedersi mai, se in passato si è mai fatto qualcosa di concreto, per incoraggiarla. Il servizio è quello che definiamo un lavoro diretto e indiretto. Di questi tempi, rappresenta una medicina indispensabile, per combattere la crisi economica e anche sociale».
Sociale, perché tagliare il treno può significare anche spopolamento della montagna: «In questa chiave, saremo vigili, affinché si metta in sicurezza il prima possibile la galleria Vignetta e si offra un servizio migliore ai cittadini non solo della provincia di Belluno, ma anche da fuori zona. Non vorremmo che questa chiusura fosse solo l’inizio».
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