Un anno da Vaia, l’apocalisse su Feltre e le sue frazioni

Zatta ricorda quella sera insieme con il sindaco: «Eravamo nella frazione temendo allagamenti, poi è arrivato il vento»

FELTRE

Un centinaio di cantieri, 1 milione e 800 mila euro circa per gli interventi effettuati (di cui 350 mila euro per la sistemazione di frane e 1 milione sugli edifici), a fronte di una prima stima di 20 milioni di euro di danni complessivi nel territorio comunale, compresi quelli dei privati. A un anno di distanza dalla tempesta Vaia, al di là dei numeri evidenziati dall’assessore alla protezione civile e ai lavori pubblici Adis Zatta, che danno una misura, c’è una città che ha cambiato volto e non è più quella di prima.

«Abbiamo ripulito e messo in sicurezza la città e già questo ci è costato un sacco di lavoro, ma per risolvere in maniera strutturale i danni che ci sono stati, siamo arrivati al 20-25 per cento. In quest’anno abbiamo fatto tanto, ma è poco rispetto a quanto c’è ancora da fare. Ne avremo per anni», commenta Adis Zatta. «Riletta a posteriori, da un lato mi conforta che siamo stati all’altezza della situazione in ambito di protezione civile, dall’altro mi viene da dire che non ci si rende conto dell’importanza del ruolo del sindaco e di un amministratore soprattutto in questi frangenti. Non c’è la consapevolezza che la persona debba essere predisposta a gestire anche questi eventi, salvo pretenderla un minuto dopo che l’evento accade».

Un anno fa, di fronte all’allerta meteo, «avevamo grosse preoccupazioni sull’abitato di Villaga, perché erano previste precipitazioni intense e ci aspettavamo una colata di detriti, quindi quando è successo l’evento, il sindaco e io eravamo là», ricorda Adis Zatta. «L’allarme grosso era legato all’acqua. Siccome stava venendo notte e non eravamo riusciti a evacuare le persone, abbiamo pensato di portare un escavatore in maniera che fosse già sul posto nell’eventualità che servisse aprire la strada», spiega. «Quando sono iniziate le raffiche di vento, l’escavatore quasi si alzava sul carrellone del camion. Il titolare dell’azienda, un geometra del Comune e io eravamo in una macchina e ci siamo riparati dall’escavatore, perché cominciavano a cadere piante dappertutto. Il sindaco, per altre cause di una segnalazione, era un po’ più avanti dentro un’abitazione privata con già un albero che gli aveva centrato la macchina. Per riuscire ad andare via abbiamo dovuto tirare giù l’escavatore dal carrellone per aprirci la strada, ma non siamo riusciti a tornare da Villaga verso Feltre e abbiamo dovuto andare dall’altra parte».

Nel frattempo cominciavano ad arrivare le segnalazioni dal Coc (Centro operativo comunale). «Le notizie erano di una catastrofe, di uno scenario apocalittico», racconta l’assessore. «C’era il blackout e sono andato a casa per controllare la mia famiglia, ma via Culiada era inaccessibile e sono dovuto andare a zig zag attraverso via Brigata Bologna. Trovavo roba alta dieci metri ed erano le ceppaie degli alberi. Da là sono entrato in apnea e ho ricordi talmente forti che sono messi in un angolino del cervello, per un mese. Avevamo la consapevolezza di non aver sottovalutato aspetti come la manutenzione delle grandi alberature e questo ci fa dire che quanto potevamo fare nell’alveo delle possibilità prevedibili, lo abbiamo fatto. Rispetto all’imprevedibile non si può niente».

Feltre poi ha pagato il prezzo più alto con una vittima della tempesta, per cui «non si può che rinnovare il cordoglio alla famiglia». –


 

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