«Un ammasso di fango distrusse la casa»

CORTINA. «La mia casa è stata dichiarata inagibile e da quella sera di agosto di 4 anni fa vivo da mia sorella. Ricordo che verso le 21.30, dieci minuti dopo l’inizio del temporale, sentii un forte botto. Mi affacciai alla finestra e vidi che un ammasso di acqua e detriti aveva appena sfondato il portone del garage. Poi s’è scatenato l’inferno. Di colpo andò via la luce e dovetti chiamare col telefonino mio figlio per chiedergli aiuto. Nel frattempo l’acqua aveva sfondato porte e finestre e distrusse completamente il piano terra. Furono i vigili del fuoco a venirmi a salvare con un’autoscala». È impressionante il racconto di Adriana Palla, una cortinese che abitava a Val di Sotto con la famiglia nella casa che fu più distrutta dall’esondazione di un rio, nei pressi di Socrepes. Per quel fatto, due persone sono finite alla sbarra con l’accusa di disastro colposo. Si tratta di Pierantonio Zanchetta, 58 anni dirigente dei servizi forestali regionali (difeso dall’avvocato Silvia Dolif) e Lorenzo Pertoldi, 54 anni, progettista dei lavori di sistemazione idraulica della zona, avvenuti alcuni mesi prima del fatto.
Ieri il processo è entrato nel vivo delle testimonianze con l’audizione delle parti offese (alcune tutelate dall’avvocato Pierangelo Conte) e degli uomini del Corpo forestale dello Stato che hanno condotto le indagini. Il figlio della Palla, l’architetto Luca Menardi Ruggeri, ha integrato il racconto della madre: «L’acqua al piano terra era arrivata ad un livello di oltre un metro e venti. La pressione era talmente elevata da distruggere i tramezzi». Sono stati sentiti altri abitanti della zona che hanno accusato, però, danni minori alle proprie abitazioni. Come Giovanni Lacedelli o Stefano Rimoldi, il titolare dell’hotel “Corona”. Tutti hanno parlato di un normale temporale estivo, non di un evento eccezionale.
Testimone della pubblica accusa, in aula con il pm Antonio Bonsangue, l’ispettore Armando Conedera del Corpo Forestale dello Stato. Conedera ha ricostruito le fasi dei lavori di sistemazione idraulica, operati dal Servizio forestale regionale. Nella zona del rio Gatto, che tracimò, c’era un tombotto della lunghezza di 80 metri per un diametro di un metro e ottanta dove l’acqua del rio veniva fatta defluire. Il punto è che le acque tracimarono per l’occlusione della griglia all’ingresso della condotta. Al termine dell’udienza, il processo è stato rinviato al 19 ottobre
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