Un albergo diffuso ai piedi della Schiara

Il progetto su Bolzano Bellunese, Gioz e Vezzano sta prendendo piede: si cercano contributi europei

BELLUNO. Un progetto pilota, un modello flessibile applicabile ad altre realtà, un’idea per valorizzare le risorse del territorio. Che in provincia di Belluno sono tante. Partendo da questa filosofia, le associazioni di Bolzano Bellunese, il Comune di Belluno e la Cm Bellunese da tempo lavorano a un progetto per la costituzione dell’albergo diffuso nella frazione ai piedi della Schiara. «Più che di albergo», precisa l’assessore Valerio Tabacchi, «è corretto parlare di ospitalità diffusa: non solo le tipiche strutture alberghiere, ma anche appartamenti, camere, b&b. Tutto quello che rimanda all’accoglienza».

Messa in rete dell’esistente. La prima ipotesi di lavoro sul territorio è stata proprio individuata tra Bolzano, Gioz e Vezzano. Frazioni che vanno a intercettare i percorsi della Monaco-Venezia, dell’Alta via, del Percorso dei papi. «Aree che sono meta di turismo naturalistico-sportivo», aggiunge Tabacchi, «e che accolgono nel periodo estivo molti escursionisti, anche dal Nord Europa e soprattutto dalla Germania, che costituisce il nostro principale mercato turistico». Ecco allora che gli operatori del territorio potrebbero trovare “pane per i loro denti”. «Ma non solo chi lavora nel settore turistico. Pensiamo a chi ha delle stanze sfitte e potrebbe utilizzarle in modo proficuo». Al momento sono una quarantina le persone che hanno dimostrato il proprio interesse, tra agriturismi, aziende agricole, la latteria, cooperative, «ma anche imprenditori», sottolinea Andrea Zinato, architetto che si sta occupando del progetto, «che vedono nell’ospitalità diffusa una proposta che può generare reddito».

Un aiuto dai fondi europei. L’obiettivo è contare sui finanziamenti che potranno arrivare dai fondi europei dal 2014 e che danno un sostegno del 60%, elevabile dalla Regione Veneto fino all’80%. «Ma è ovvio che non possiamo aspettare più di un anno», mette in risalto l’assessore. « Il Comune farà la sua parte, ma un bilancio da 23 milioni non consente di investire molto. Per questo è indispensabile che pubblico e privato si affianchino». In attesa dei fondi europei, gli organizzatori si sono già mossi per far partire i servizi e gli operatori già esistenti. «Se non ci sono subito finanziamenti», evidenzia il presidente della Cm Orlando Dal Farra, «prima di tutto facciamo lavorare insieme chi già opera e ha disponibilità di appartamenti o stanze tra Bolzano, Gioz e Vezzano. Mettendo anche un po’ di fantasia si può fare molto. E il modello è applicabile ad altre realtà del Bellunese, con declinazioni diverse: pensiamo al Castionese».

Non solo posti letto. Per rendere attrattivo il territorio non bastano posti in cui dormire: perché i visitatori restino bisogna sviluppare i servizi collaterali e le possibili attrazioni. «Un’occasione per recuperare borghi trascurati, come Case Bortot », afferma Sergio Rech, presidente Comitato usi civici Bolzano e Vezzano, che gestisce 1.300 ettari di terreno fino al 7° Alpini, «ma anche immobili. E per valorizzare luoghi come il Bus del Buson, quello de Le Mole, tutta la valle dell’Ardo». «Pensiamo poi alle iniziative per offrire un’immagine coordinata», fa eco Alessandro Farinazzo, presidente Cai Belluno, «e ai servizi come i punti wi-fi, che abbiamo al 7°, che consentirebbero di creare i “sentieri parlanti” per i turisti accessibili con l’i-phone». - L’appello alla Regione. Sono 9 le Regioni italiane che nella legge sul turismo prevedono l’ospitalità diffusa. Tra queste non la 33 del 2002 del Veneto. «Per questo stiamo facendo un’azione di pressione in Regione», spiega Tabacchi, «in particolare con i comuni di Pieve di Cadore, Farra d’Alpago, Feltre e Pedavena».

Martina Reolon

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