Tutti a ballare con “laché “e “matazin”

COMELICO SUPERIORE. Come ogni anno il “carnevale comeliano” giunge puntuale per rallegrare i locali e i molti turisti che affollano le piazze. C’è un motivo che spiega il radicamento nelle tradizioni locali di questo evento: il segreto è nell’importanza che la comunità di Dosoledo assegna alla patrona “Santa Apollonia” e ai riti secolari della “maskarade” a lei dedicata. Nulla può distogliere dalla festa nella prima domenica di febbraio perché è la festa sentita da tutti. Poi è vero che negli anni i paesi di Padola, Candide, Casamazzagno, Danta e San Nicolò organizzano, saltuariamente, proprie mascherate, ma l’unico appuntamento fisso e invariabile resta “Santa Plonia”.
Quest’anno, complice un periodo di carnevale più breve del solito, oltre all’evento di domenica prossima a Dosoledo, è prevista solo la Mascherata di San Valentino a S. Nicolò Comelico domenica 11 febbraio.
Come detto il carnevale comeliano è un rito popolare che si ripete con allegria e partecipazione da secoli, mentre in altre zone del Comelico e del Cadore la tradizione si è persa. L’antico rito del travestimento, del percorrere le vie del paese, del ballare fino a notte fonda, sa ancora attirare la gente in strada, muovere anziani e giovani, scatenare l’adrenalina del ballo, alle prime note della “vecia” la polka salterina tramandata oralmente, suonata dalla fisarmonica (fol), dal contrabbasso (basòn) e da chitarre e violini.
Le maschere multicolori protagoniste della festa, le cui origini si perdono nei secoli, sono il “laché “e il “matazin”: maschere guida fondamentali per la formazione del corteo il cui comportamento, ma anche il costume, sono rigidamente fissati dalla tradizione. Sia il laché, sia il matazin sono maschere prestigiose, raffinate e gentili. La vestizione, lunga e complessa, inizia all’alba: portano un copricapo molto alto (calòta) rivestito di velluto, adorno di collane, spille e altri oggetti preziosi, disposti in modo da formare un armonioso disegno. I nastri di seta e i fazzoletti che si dipartono dalla parte alta del copricapo esplodono a raggiera quando ballano e saltano affacciati verso il cielo mentre la caratteristica polka riempie l’ambiente di note allegre.
Così si apre la mascherata: in testa il matazin e il laché che di primo mattino insieme alla musica e ai pagliacci (paiàzi), fanno il giro del paese per raccogliere le maschere nel corteo, continuando a ballare e saltare senza mai fermarsi fino a quando arriva la danza dedicata solo a loro: la “vecia dal matazin” . Essi si avvicinano, si allontanano, eseguono un salto, si prendono e volteggiano, per lasciarsi e ritrovarsi ancora. Quasi un rito nuziale, comunque propiziatorio, per salutare l’inverno con i colori della futura primavera.
Assieme a queste maschere si trova anche la matazèra che ha un origine molto più recente: è nata nel 1953 a Candide creata dalla famiglia Alfarè Lovo. Lo scopo era quello di creare un’alternativa al matazin, una controparte povera e ordinaria, vestita similmente al matazin ma con materiali più poveri, colori più scuri, cravatte al posto dei nastri colorati, pasta e tappi al posto dei gioielli. Anche la matazèra si muove sempre a passo di danza o saltellando al ritmo della stessa musica, ma viene posizionata davanti alle maschere “da vecchia” , mentre davanti alle maschere “da bella” troviamo l’instancabile matazin.
Nella sfilata e specialmente nelle piazze ove si svolge la maskarade, i “paiazi” hanno funzioni d’ordine e controllo. Spetta a loro, sempre di corsa, fare spazio tra il pubblico per consentire alle maschere di poter ballare con agio. Spetta a loro rendere fluido il passaggio del corteo nelle vie dei paesi. Discorso a parte meritano le maschere con i volti in legno, prodotti dell’arte e dell’ingegno di scultori locali: le maschere “da veciu” spesso ridicole o mostruose, e quelle “da bel” gentili e rifinite, le cui fattezze un tempo si ricollegavano magari a personaggi del paese ben conosciuti da tutti.
Chi arriva a Dosoledo il sabato prima di “Santa Plonia” può quasi sentire la frenesia degli ultimi preparativi e l’agitazione dei protagonisti…l’attesa per il grande evento che si ripete puntuale ogni anno sulle note della irrefrenabile “vecia” . Programma Mascherata Santa Apollonia. Il via domenica alle 10, con la partenza dalla località Sacco e l’arrivo della prima sfilata delle maschere in piazza Tiziano a Dosoledo. Pranzo all’Hotel Bellavista, poi alle 14 ecco la seconda sfilata con balli, musica e allegria in piazza Tiziano per tutto il pomeriggio. Alle 21 serata danzante all’Hotel Bellavista. Funzionerà un servizio ristoro con assaggi di dolci tipici.
Mascherata San Valentino. Il ritrovo è fissato per l’11 febbraio alle 8 al Bar Giglio a Campitello; alle 9 sfilata per le vie di Costa; alle 10 sfilata per le vie di Costalissoio; alle 11 sfilata per le vie di Casada; alle 11.30 aperitivo al bar Giotti; alle 12.30 pranzo nel tendone riscaldato a S. Nicolò; alle 14 ritrovo in piazza a San Nicolò con balli, sfilate e divertimento per tutti; alle 17 musica con dj Frigo; a seguire serata danzante con i “Dottor Jecky e mister Hide”.
Martedì grasso. Il 13 febbraio ultimo giorno di carnevale alle 17 sfilata delle maschere fino in piazza Tiziano con musica e balli e alle 19 cena tipica presso l’Hotel Bellavista con serata danzante.
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