Trovato il corpo senza vita di Manfroi È precipitato in un dirupo per 200 metri

CENCENIGHE
«Tano» è morto in un dirupo. Ritrovato ieri, all’ora di pranzo, il corpo senza vita di Carlo Manfroi. Sabato scorso il 63enne ex calciatore di Cencenighe stava camminando su un sentiero insieme al suo cane Zuma, quando è scivolato o inciampato, precipitando in una scarpata per circa 200 metri e fermandosi contro degli alberi. Ieri mattina le ricerche si erano di nuovo concentrate sul Bricol e lungo i sentieri de Le Ial, quando verso mezzogiorno è arrivata una segnalazione. Il grosso dei soccorritori si è spostato verso Col Mandrol, mentre con una squadra di quattro uomini - due della stazione di Agordo e altrettanti del Soccorso della Guardia di finanza - si è voluto riprendere in considerazione il punto indicato dai cani molecolari, allargando l’area già perlustrata da altre s quadre.
I quattro hanno fatto singolarmente le calate con le corde, una prima di verticale di 60 metri e una seconda meno ripida tra il sentiero inferiore di Le Ial e quello che dalla Valle di Morbiach rientra a Foch. È stato il soccorritore più all’estremità a trovare Manfroi e non c’era più niente da fare. Avuto il nulla osta dalla magistratura, la salma dell’ex dipendente di Luxottica è stata recuperata, ricomposta su una barella e trasportata dal bosco fino alla strada, per essere affidata al carro funebre. È a disposizione della famiglia per la celebrazione dei funerali.
Carlo Manfroi era partito dalla sua casa di Chenet nella tarda mattinata di sabato per una passeggiata con il suo border collie bianco e nero. Erano le 11.30 e, un paio di ore dopo, l’animale è tornato da solo, a chiedere aiuto. Era l’unico a sapere l’accaduto. La moglie Ivana aspettava entrambi per pranzo e ha atteso un altro po’ prima di dare l’allarme. Le ricerche sono scattate alle 16. Indossava una giacca azzurra, pantaloncini corti color carta da zucchero e scarpe da ginnastica bianche. È stato visto da una telecamera installata in una casa private a anche da un testimone. Lo stesso occhio elettronico ha rivisto Zuma, mentre rientrava. Gli uomini del Soccorso alpino e dei vigili del fuoco l’hanno cercato fino a sera, anche sotto la pioggia, in un primo momento aiutati dall’elicottero Drago. Domenica le ricerche sono state interrotte e il giorno dopo si è tenuto un vertice in Prefettura, per decidere come procedere.
Ieri mattina lo stavano cercando una settantina di persone in tutto, compresi i carabinieri in pensione con i loro cani ed erano pronti a intervenire anche i sommozzatori dei pompieri casomai fosse diventato necessario perlustrare il lago di Cencenighe.
Manfroi aveva giocato molti anni a calcio, anche nel Belluno, prima di Rovereto, Agordina e alcune squadre del campionato della vallata: «L’ho conosciuto soprattutto nel settore giovanile», ricorda l’allora centrocampista gialloblù Livio Gallio, «era un ragazzo simpatico e a posto. Magari un po’ estroso, come peraltro tutti i portieri. Ha giocato anche in prima squadra, dove aveva davanti uno come Giovanni Bubacco. Mi dispiace tanto».
Carlo Manfroi lascia la moglie e le due figlie Katia e Luana. —
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