Tracce di storia e natura Il “Sentiero dei morti” tracciato da valorizzare

Un tempo era la via che portava all’unico cimitero della conca Con la nascita di nuove parrocchie in Alpago è stata abbandonata 

IL PROGETTO

Tra i numerosi e storici sentieri che attraversano la conca dell’Alpago, la cosiddetta “Strada dei morti” è stata nell’antichità uno tra i percorsi più conosciuti e frequentati dalla popolazione.

A dispetto del nome, votata anche nella classifica dei “luoghi del cuore” curata dal Fai (con oltre 2000 preferenze), la “Strada dei morti” si presenta tuttora come un tracciato antico realizzato a ciotolato e muratura a secco che veniva percorso con cavalli e carri. Collegava più punti della conca dell’Alpago con la Pieve (poi Pieve d’Alpago, oggi Comune di Alpago), da Puos a Garna e Pieve, e da Cornei fino a Sommacosta e Valdenogher. Il suo nome deriva dal fatto che, prima dell’avvento dell’asfalto e della nascita di nuove parrocchie, permetteva di portare i defunti a sepoltura in quello che era l’unico cimitero dell’Alpago. In molti sui social attualmente ne ritraggono alcuni dei tratti più caratteristici, ritenendo auspicabile una sua maggiore valorizzazione attraverso una manutenzione e una segnalazione più accurate.

Un tratto della strada ( sarebbe meglio dire sentiero) è percorso anche dalla 21 K, manifestazione podistica che si svolge in concomitanza con l’EcoTrail della quale ha in comune la prima e ultima parte del percorso. «Passato il paese di Torch si scende a località Panigaia», spiegano gli organizzatori della corsa, «quindi si attraversa la strada provinciale e si imbocca il “Sentiero dei morti” in un ambiente selvaggio e con una pendenza in discesa piuttosto elevata. Giunti sul torrente Tesa lo si attraversa e si imbocca a destra in salita la stradina asfaltata in località Costela, per poi deviare lungo un bel sentiero che sale in cresta alla località Sommacosta, e quindi al paese di Valdenogher, punto più alto del percorso e belvedere maestoso sui monti dell’Alpago».

Oltre all’aspetto storico legato all’utilizzo del tracciato, sono notevoli anche le peculiarità ambientali e faunistiche che costituiscono buona parte della fitta rete di sentieri di cui anche questo percorso fa parte, intersecandosi con altri. Frassini, pioppi, ontani, noce, tigli, aceri, carpini, ciliegi e querce formano un patrimonio boschivo di enorme pregio, recando inoltre ombra e frescura ai passanti. Le pozze d’acqua e i rivi che si formano in primavera ed estate lungo il cammino sono ricchi di specie anfibie e di biodiversità; in più offrono ristoro agli ungulati come cervi e caprioli presenti nella zona. Piccole chiese, capitelli, scale e muretti a secco rendono ancora più amena una passeggiata che offre anche scorci paesaggistici che la rendono un patrimonio naturale che gli abitanti dell’Alpago mostrano di tenere molto a cuore. —

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