Teàz di Valbona, dopo cinque anni la struttura è ancora inutilizzata

Il sindaco è perplesso: «È bella e ideale per la meditazione e le escursioni, ma non ci sono richieste»

CANALE D’AGORDO. «Il Teàz di Valbona? Potrebbe fare al caso di coloro che vogliono trascorrere una settimana o un mese all’insegna della meditazione, della tranquillità, delle camminate in montagna, ma ad oggi non abbiamo richieste».

Dopo cinque anni dalla costruzione dell’infrastruttura ai 1783 metri a fianco della casera Valbona, nel gruppo delle Pale di San Martino, ancora non si è capito come potrà essere utilizzata. A testimoniare l’imbarazzo è direttamente il sindaco di Canale d’Agordo, Flavio Colcergnan.

La precedente amministrazione comunale aveva investito a Valbona i 712.500 euro (circa 500 mila di lavori) del Fondo Dellai-Galan del 2009 per la realizzazione di un edificio in sostituzione del vecchio “teàz”, che un tempo riparava dalle intemperie il bestiame portato a pascolare negli alpeggi nei dintorni della malga. Nel 2015, dopo varie discussioni (si erano ipotizzati anche un rifugio e un bivacco in località Marucol sul ciglio dell’altipiano delle Pale di San Martino), ne è uscita (progetto dello studio Parcianello&Partners) una struttura avveniristica che oggi, al di là delle opinioni estetiche soggettive, ha una qualità oggettiva: è inutile.

«Cosa posso dire?», si interroga il sindaco Colcergnan, «c’è gente che è interessata a vederla, la portiamo su, ma poi non si concretizza nulla. Riproveremo a fare un bando per tentare di creare un interesse e capire così se qualcosa si muove».

Al momento l’unico interesse manifestato è quello di un allevatore che condurrà su degli asini e delle capre «per prova», dice Colcergnan , «a livello hobbystico». «Una volta lassù», continua il sindaco, «c’era un pascolo per quaranta mucche, adesso credo che, dopo una settimana, una vacca patirebbe la fame. Cosa vuoi? La casera è stata abbandonata e il pascolo nel tempo si è perso».

Le speranze per riuscire a trovare una destinazione al “teàz” invece ancora no, ma se non sono ridotte al lumicino, poco manca. «La struttura a mio avviso è molto bella», sottolinea Colcergnan, «ci sono due stanze interessanti e anche un locale da adibire a cucina. Potrebbe essere il posto ideale per le persone che intendono trascorrere del tempo per meditare, per “disintossicarsi” come si dice oggi. È un posto facilmente raggiungibile e da cui si può poi partire per fare delle belle camminate: le Cesurette, Campigat, il giro del Sas Negher, l’altipiano, la Valle di San Lucano. Occorrerebbe trovare una catena di gruppi di persone a cui piacciono il ritiro, la meditazione e la montagna».

Al momento i turisti prendono d’assalto soprattutto la Valle di Garés, tanto che l’amministrazione comunale ha deciso, su pressione dei residenti della frazione, di pubblicare un’ordinanza che consente il transito dell’ultimo tratto di strada che porta al villaggio soltanto ai residenti e ai proprietari di seconde case. Il tutto per evitare che i numerosi turisti parcheggino sulla proprietà privata. «Se la gente parcheggia in maniera ordinata», dice Colcergnan, «a Gares ci stanno 200 macchine. Stiamo lavorando per creare anche delle nuove aree di sosta nell’ambito del progetto di arredo urbano. Purtroppo le cose vanno un po’ per lunghe, anche perché abbiamo dovuto attendere vari pareri ambientali».

Sul fatto che tali parcheggi possano diventare un domani a pagamento, l’amministrazione sta riflettendo. «Servirà fare un ragionamento complessivo», conclude il sindaco di Canale, «di certo posso dire che altrove non si sono fatti problemi a istituire dei parcometri: in Val Veneggia si paga, al San Pellegrino si paga e si paga pure ai Piani di Pezzè». 

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