Tantissimi applausi e un grazie convinto all’arrivo del patron

AGORDO. A fine giornata se ne conteranno undicimila. Undicimila persone, in una bella domenica di settembre, hanno scelto di varcare i cancelli dello stabilimento Luxottica di Agordo per entrare nella fabbrica. Quella in cui lavorano, quella di cui sentono parlare tutti i giorni il marito, la moglie, i figli, i parenti, quella che gli amici spesso citano al bar per raccontare l'aneddoto, fare la battuta.
Già almeno un quarto d'ora prima delle 10, l'ora scelta dagli organizzatori come inizio della giornata, le auto stanno riempiendo i parcheggi. Molta gente è già assiepata davanti al cancello. A differenza di tutti gli altri giorni non ci sono gli occhi assonnati, lo stress inevitabile, le preoccupazioni per le mansioni che dovranno essere svolte una volta dentro. C'è la voglia di prendersi per mano e accompagnarsi, c'è l'orgoglio di dire: «Io sono parte di quel processo che ogni giorno sforna dai 40 ai 45 mila occhiali». Oppure: «Io sono uno di quelli che contribuisce ogni giorno a fare di Luxottica una delle più importanti aziende al mondo». Ma c'è anche di più in quel serpentone di persone che continuerà nelle ore successive e di cui qualcuno ha visto la coda arrivare fino al bar “La Polsa”, un bel po' più in là del cancello. C'è la gratitudine nei confronti di chi ti ha dato il lavoro e ha continuato a dartelo anche in tempi in cui dappertutto l'economia non ha vita facile.
Quando Leonardo Del Vecchio sbuca dalle transenne proprio davanti all'ingresso della fabbrica è accolto da un applauso e da tanti “Buongiorno”. Una signora osa un po' di più. Gli dà la mano. Poi, ormai che c'è, lo abbraccia e lo bacia. Lui lascia fare. Entra e si becca un'altra dose di applausi da chi, dentro, si è fermato per vederlo. Poi lo si perde.
Ma la gente, invece, rimane. Tutti fanno il giro fra i reparti dove molti dipendenti sono, di domenica, al loro posto. Ti mostrano cosa fa la macchina che usano tutti i giorni o in cosa consistono le operazioni manuali che svolgono quotidianamente. Da questo loro lavoro, che inizia dalla A e finisce alla Z, esce uno dei 900 milioni di occhiali che vengono venduti ogni anno nel mondo. Un mix di artigianato e di industria, di alta tecnologia e manualità, la cui qualità viene controllata lungo tutto il processo. Le macchine al laser, gli studi sul 3D, non possono andare disgiunti dalle otto ore che servono a un operaio per lucidare uno stampo. L'ufficio tecnico, la chimica, la pulitura, la finitura, le stamperie metallo e plastica, l'officina, i campioni. Tutto è in perfetto ordine, tutto è pulito anche se qualcuno ti confessa che «non è mica sempre così». Nessuna meraviglia. Incuriosisce sapere che per vedere concretizzato un occhiale (uno dei 2 mila- 2.500 modelli che escono ogni anno) vanno via dai 40 ai 60 giorni, scanditi da una marea di processi di lavorazione.
In tutto lì dentro sono in 3.500 i dipendenti a tempo indeterminato, ma con gli interinali si arriva a un passo dai 4 mila. Un paese di qua dal Cordevole, mentre di là ce ne sta un altro. Ieri si sono incontrati nei corridoi, sulle scale che prima ti portano ai piani alti e poi ti fanno scendere nel cortile. Qui, sotto al tendone allestito nei giorni scorsi, ci sono gli acrobati, i giocolieri, il teatro delle marionette, i gonfiabili per i bambini, i pop-corn. E ancora l'angolo in cui ci si può far immortalare nelle foto con gli occhiali addosso e quello in cui si può saperne di più su One Sight, la fondazione di Luxottica che porta gli occhiali alle persone bisognose.
Con i gadget da ritirare all'uscita si chiude il terzo Family day Luxottica di Agordo dopo quelli del 2007 e del 2011. Anche questa volta è stato un successo. Anche questa volta i visi delle persone, sia di quelle che dirigono che di quelle che lavorano, ti convincono che non è un evento di facciata.(g.san.)
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