Stipendi da fame e precarietà scioperano le guardie giurate

/ belluno
Condizioni di lavoro sempre più proibitive per retribuzioni da fame che arrivano ogni mese. I lavoratori della vigilanza privata e dei servizi fiduciari oggi incroceranno le braccia. Si tratta di uno sciopero nazionale indetto dalle sigle sindacali della Filcams Cgil, Fisascat Cisl e della Uiltucs Uil e che in provincia di Belluno interessa circa 200 lavoratori complessivi.
«Persone che percepiscono stipendi da fame», precisa Giovanni Cescato della Filcams. «Si pensi che le persone dei servizi fiduciari, quelli per intendersi che contano le persone che entrano nei negozi, o che misurano la temperatura nelle aziende, o che fanno servizio di portineria, percepiscono una paga oraria di 4,30 euro netti, mentre le guardie giurate munite di arma che fanno la guardia nelle banche ad esempio, nei primi di anni dall’assunzione percepiscono neanche 5 euro all’ora per arrivare ad uno stipendio mensile di 900 euro senza straordinari, mentre chi ha maggiore anzianità arriva a quasi 6 euro all’ora e a circa 1100 euro mensili». «Soltanto facendo decine e decine di ore di straordinario riescono ad arrivare, questi ultimi, a 1350-1400 euro al mese», sottolinea anche Stefano Calvi della Fisascat Cisl.
Il problema di fondo è che i contratti nazionali di queste due categorie di lavoratori sono scaduti da ben cinque anni e le parti datoriali non intendono scucire degli aumenti della paga oraria. «Stiamo sempre di più assistendo alla precarizzazione del settore», ribadisce Cescato. «I datori di lavoro puntano sempre di più a svilire le competenze di questi operatori, tenendo i salari bassi e le norme contrattuali. Anzi si vuole peggiorare le norme per quanto riguarda le malattie, introducendo i contratti a chiamata per le guardie giurate. Si sta consegnando l’intero settore ad un sistema dove prevale una barbara concorrenza dove gli appalti vengono vinti al massimo ribasso e le condizioni contrattuali sono sempre meno stabili. E così facendo si va verso un impoverimento del settore, ad una precarizzazione».
Visto che da oggi partirà la zona rossa per quanto riguarda i giorni prefestivi e festivi, non ci sarà alcuna manifestazione di protesta nè presidi davanti la prefettura, come è logico attendersi quando una categoria incrocia le braccia.
«Purtroppo il comparto è tutto fermo e non c’è neanche all’orizzonte un benchè minimo barlume di speranza che ci si possa sedere ad un tavolo», continua Calvi che aggiunge: «Molto spesso notiamo che le aziende tendono a preferire i servizi fiduciari, che costano di meno, invece di ricorrere alla vigilanza privata. Chi aveva in portineria, magari, la guardia giurata, ora preferisce il fiduciario, che non è armato. Ad oggi soltanto qualche banca è rimasta con una vigilanza esterna, anche se in alcuni istituti di credito il controllo avviene da remoto tramite delle telecamere. Insomma, il mondo della vigilanza privata e dei servizi fiduciari sta cambiando sempre di più e il rischio è che come sempre a farne le spese sono sempre i lavoratori costretti a turni massacranti per racimolare stipendi degni della sopravvivenza». —
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