Stangato l'ex sindaco di Cortina, Franceschi: tre anni e mezzo

Dura condanna anche per i suoi ex collaboratori Enrico Pompanin e Stefano Verocai.  Due anni e sei mesi all'imprenditore Teodoro Sartori

CORTINA. Tutti condannati. Mezza giunta di Cortina riconosciuta colpevole dal tribunale di Belluno per l’appalto dei rifiuti e la questione legata ad autovelox ed etilometro. Due anni di processo, una quindicina di udienze e nove ore di camera di consiglio, per arrivare alla sentenza dei giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin: tre anni e sei mesi e mille euro di multa al sindaco Andrea Franceschi, senza le attenuanti generiche, in compenso con cinque anni d’interdizione dai pubblici uffici; due anni e otto mesi e 350 euro al vice Enrico Pompanin; due anni e sei mesi e 200 euro al vincitore dell’appalto Teodoro Sartori; un anno e quattro mesi all’assessore Stefano Verocai con pena sospesa.

Tutti pagheranno anche le spese processuali e quelle di costituzione di parte civile e Franceschi e Pompanin anche un risarcimento danni in solido di 10 mila euro alla dirigente Emilia Tosi, che era la loro grande accusatrice. Tosi che è appena tornata a lavorare a Cortina, su iniziativa del commissario straordinario Carlo De Rogatis, dopo le dimissioni di Franceschi e un periodo a Bovolenta, in provincia di Padova.

Pavone: «Più che corretto il quadro accusatorio»
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L’impianto accusatorio del procuratore Francesco Saverio Pavone ha retto: aveva chiesto quattro anni e 10 mesi e 400 euro di multa a Franceschi e tre anni e sei mesi a Pompanin per turbativa d’asta, tentata violenza privata, abuso d’ufficio e minacce a pubblico ufficiale; un anno e quattro mesi a Verocai per minacce e due anni e otto mesi e 350 euro a Sartori. Tre anni d’interdizione dai pubblici uffici a Franceschi e Pompanin e uno a Verocai. Il difensore di parte civile De Vecchi aveva domandato 20 mila euro di risarcimento danni, mentre il comandante della polizia locale Nicola Salvato aveva ritirato la sua costituzione, durante una delle ultime udienze, in quanto era stato risarcito. La conferma è arrivata ieri, direttamente dal suo difensore. Il collegio ha assolto solo per l’abuso d’ufficio, perché si tratta di un reato compreso nella turbativa d’asta e per la tentata violenza privata, che non è stata dimostrata: il fatto non sussiste, perché si è trattato di dialettica politica.

Tosi: «Non c’è niente da festeggiare»
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C’è voluta quasi un’ora a Coniglio e Scolozzi, per leggere le motivazioni e, sulla base di queste, le difese ricorreranno alla Corte d’Appello di Venezia. Hanno solo 15 giorni di tempo, per cercare di ottenere uno sconto. La mattinata era cominciata con la rinuncia alla replica da parte del pubblico ministero, di conseguenza non hanno potuto parlare nemmeno le difese. L’appuntamento per la sentenza era stato dato inizialmente per le 15, in realtà è cominciata un’attesa snervante, soprattutto per gli imputati: non prima delle 17, poi un’altra mezz’oretta, infine alle 18.35 è squillata la campanella, che annuncia l’ingresso in aula dei giudici. Le condanne sono dovute a un accordo tra Franceschi e Sartori, con la partecipazione di Pompanin, e un successivo bando tagliato su misura per lo stesso Sartori, all’insaputa di Emilia Tosi, che solo il 4 dicembre 2012 era andata in procura della Repubblica a denunciare le pressioni, alle quali era sottoposta. Questo dopo che il 2 dicembre 2009 la giunta aveva deciso di cambiare politica sui rifiuti e di non affidarsi più alla Comunità montana. Quanto alle minacce a pubblico ufficale, Verocai le ha fatte al comadante della polizia locale, sulla base del fatto che a Pian da Lago, dove abita, erano molto arrabbiati per velox ed etilometro. Mail e sms hanno fatto il resto.

La reazione dell'ex sindaco alla sentenza

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