Spari a Villa di Villa, indagati in due

La procura ha chiuso l’inchiesta sui colpi: vennero esplosi per gelosia di Maicol Zanella. Mandante già indagato per stalking

MEL. Spari sull’auto: un avvertimento all’ex datore di lavoro di Maicol Zanella. Il movente è la gelosia, il mandante l’ultimo principale della donna, Renato Carpene, e l’esecutore materiale il trevigiano Claudio Pietrobon. La procura della Repubblica è arrivata a queste conclusioni sui colpi calibro 7.65 esplosi nella notte del 29 dicembre 2014 contro il suv Chevrolet di colore grigio parcheggiato nella frazione zumellese di Villa di Villa.

I proprietari sono R.T, il gestore di una pompa di benzina, e la compagna S.V. Un’area di servizio nel cui bar annesso aveva lavorato la 22enne di Lentiai prima di trasferirsi a Trichiana nello studio da odontotecnico di Carpene. Le ipotesi di reato per i due indagati sono minacce aggravate dall’uso di armi, porto illegale delle stesse armi e danneggiamento aggravato in concorso. Non risulta fissata l’udienza preliminare, nella quale il gup deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura.

Ma Carpene deve rispondere anche di atti persecutori nei confronti della ragazza trovata morta il 26 gennaio 2016 nella sua abitazione per un’insufficienza cardiaca acuta nella parte destra del cuore. Un infarto, insomma. Questo il risultato dell’autopsia, avvalorato da un anatomopatologo di Padova, giusto per sgombrare il campo dall’ipotesi che l’atteggiamento dell’indagato sia collegato con il decesso della persona offesa.

Per l’ipotesi di reato di stalking, tra il novembre 2014 e il gennaio 2016, le indagini dei carabinieri sono arrivate alla fine; l’uomo ha già un precedente specifico, per il quale ha patteggiato.

Lentiai, perseguitata dal capo prima di morire

Maicol Zanella aveva presentato una querela contro ignoti, sentendosi perseguitata da un uomo del quale non conosceva l’identità: è toccato ai carabinieri che indagavano sulla sua morte prematura risalire al datore di lavoro, valorizzando le indagini personali che la donna aveva svolto ed esaminando il computer personale, alcune chiavette Usb e il telefonino, tutti sequestrati. C’erano state lettere, telefonate, sms, ma anche appostamenti e pedinamenti: «È stata lei a preparare il terreno per la scoperta dell’uomo che le stava dando fastidio», ribadisce il papà Oscar Zanella. «I militari hanno fatto tutti gli accertamenti necessari e sono arrivati a Carpene. Come già anticipavamo l’altro giorno, nessuno potrà mai restituirci Maicol, ma vogliamo almeno che abbia giustizia. Purtroppo nostra figlia non ha fatto in tempo a ultimare ciò che aveva iniziato».

Esami autoptici conclusi Maicol tradita dal cuore

Secondo la ricostruzione della procura, Carpene si era invaghito della ragazza che lavorava alle sue dipendenze e, sospettando che il benzinaio avesse a sua volta un debole per lei, aveva organizzato la spedizione del dicembre 2014, stando ai primi rilievi tra le 4 e le 7 del mattino: «Un episodio inquietante», l’aveva definito il sindaco di Mel, Stefano Cesa, «anche perché da queste parti non siamo proprio abituati a fare i conti con le armi da fuoco. Confido nel lavoro della procura e dei carabinieri impegnati nelle indagini. Credo sia ancora presto per dire qualcosa di preciso e personalmente non so proprio cosa potrebbe aver scatenato una sparatoria contro una macchina parcheggiata come chissà quante altre volte, in una frazione tranquilla, come Villa. Conosco sia l’uomo che la sua compagna e mi sembra strano che abbiano potuto subire un gesto obiettivamente allarmante».

L’inchiesta è in fondo e gli indagati sono due: lo stesso Carpene, che quel gesto l’avrebbe ispirato e Pietrobon, che invece l’avrebbe eseguito.

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