Soro Dorotei è in gravi condizioni
Il grande alpinista ha fatto un volo di 15 metri sulla Torre Jolanda

A sinistra il rifugio Tomè al Duran qui sopra una recente immagine di Soro Dorotei, a destra in Himalaya Sotto la parete della Moiazza dove è avvenuto il grave incidente
LA VALLE AGORDINA.
Le sue montagne, le Dolomiti, quelle che ha percorso in lungo e in largo l'hanno tradito. E' ricoverato in gravissime condizioni all'ospedale Ca' Foncello di Treviso, Soro Dorotei, uno dei maestri d'alpinismo più conosciuti ed apprezzati. Ieri si trovava sulla Torre Jolanda nel gruppo della Moiazza, quando ha avuto un terribile incidente.
Primo di cordata, stava ultimando la via Supersoro con la compagna, quando probabilmente si è staccato l'appiglio e l'uomo è caduto per una quindicina di metri, sbattendo più volte violentemente contro la roccia. Alcuni escursionisti sono stati allertati dalle grida di aiuto della donna e hanno lanciato l'allarme attorno alle 11.30. L'elicottero del Suem di Pieve di Cadore ha imbarcato un tecnico del Soccorso alpino di Agordo, in supporto alle operazioni, e si è avvicinato alla parete. L'alpinista è stato recuperato utilizzando un verricello e il personale sanitario gli ha prestato le prime cure urgenti. Anche la moglie, leggermente infortunata, è stata portata a valle dall'eliambulanza che poi è decollata in direzione di Treviso. Arrivato alle 13 al pronto soccorso dell'ospedale, Soro Dorotei, è rimasto parecchie ore nell'area rossa per accertamenti. A preoccupare i sanitari, soprattutto il gravissimo trauma cranico conseguente all'impatto. Dorotei, 60 anni compiuti lo scorso 22 aprile, è considerato un eroe degli anni Ottanta, protagonista delle più grandi imprese alpinistiche moderne. Centocinquanta vie nuove sulle Alpi, diverse invernali e solitarie all'attivo, ha salito sei ottomila all'attivo senza ossigeno tra i quali si conta la prima ripetizione della vertiginosa via Bonnington sulla parete Sud dell'Annapurna (8.091 metri) con Benoit Chamoux. E' guida alpina, istruttore e maestro di alpinismo dal 1978. Ha un passato da maresciallo capo dell'aeronautica militare e dal 1991 gestisce il rifugio Passo Duran "Tomè", tra Agordo e la val Zoldana, con la moglie Ornella e i figli Andrea e Vittoria. La sua carriera alpinistica è nata sulle montagne di casa, le Dolomiti, dove ha svolto un'attività intensissima. La preparazione per le grandi montagne è avvenuta con diverse invernali tra cui la Nord del Pelmo, la via Ratti alla Su Alto e altre minori. Ha compiuto anche diverse solitarie tra cui si ricorda via Strobel alla Rocchetta Alta di Bosco Nero. Dal 1983 inizia a frequentare le grandi montagne Himalayane, dove compie nove spedizioni e una decina di trekking, sale sei ottomila senza ossigeno - Lhotse, K2, Nanga Parbat, Manaslu, Annapurna, Broad Peak - e organizza regolarmente diversi trekking. Ha partecipato alla spedizione alpinistico scientifica East-Lhotse 1997 del comitato EvK2Cnr. Nel 2004 è stato vice capospedizione della spedizione alpinistico-scientifica K2 2004 sull'Everest, durante la quale è stata ricondotta la misurazione dell'altezza della montagna. Da uomo che per scelta vive e lavora sulle Dolomiti, Dorotei, non ama essere definito un alpinista, pur essendo stato uno dei maggiori interpreti dell'arte di salire in alto sulle crode bellunesi e non solo. Da profondo conoscitore della montagna, sa che in quota si vive di solo turismo, ma che servono più servizi e più accoglienza, per fare sì che i vacanzieri scelgano i panorami bellunesi. Ieri sera le condizioni di Dorotei erano ancora gravissime: i sanitari del reparto di rianimazione, dove è stato trasferito nel tardo pomeriggio, dopo essere stato operato per una serissima frattura del bacino, si sono riservati la prognosi.
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