Task force del Soccorso alpino, pronti 500 volontari

Almeno 54 unità sono reperibili 24 ore al giorno per intervenire sulle vette delle Dolomiti in provincia di Belluno. Zandegiacomo (Cnsas Veneto): «Siamo un grande esercito della solidarietà»

Francesco Dal Mas
Un intervento del Soccorso alpino
Un intervento del Soccorso alpino

Sono più di 500 i volontari bellunesi del Soccorso alpino. E almeno 54 di loro sono reperibili 24 ore al giorno. Cioè pronti ad intervenire nel luogo dell’incidente in meno di un quarto d’ora. Gli altri, ovviamente, a ruota.

«Non chiamateci “l’esercito del pronto soccorso”, soprattutto in tempi come questi, ma è vero», afferma Giuseppe Zandegiacomo, di Auronzo, presidente del Cnsas Veneto, «che pur essendo tutti volontari siamo tutti professionalizzati, alcuni specializzati, e abbiamo la forza d’urto, anche rapida, di un esercito della solidarietà».

Incidenti

A ieri il Soccorso Alpino aveva accumulato più di 600 interventi dall’inizio dell’anno (circa l’85% nel Bellunese), già un centinaio in più rispetto ai primi 6 mesi e mezzo dell’anno scorso.

«Riscontriamo un maggior numero di stranieri», evidenzia Zandegiacomo. «E tanti stranieri come tanti italiani che non sono preparati per le uscite che stavano azzardando. L’incremento di giovani è sensibile. Costoro ben vengano, ovviamente, ma dovrebbe prima prepararsi, allenarsi un po’anche fisicamente. La stanchezza e l’imprudenza sono all’origine di tanti nostri interventi».

Interventi che si dilatano a 360 gradi. Gli uomini (e donne) Cnsas non si fiondano solo sulle pareti e sui sentieri, ma scendono nelle forre e nelle grotte, disgaggiano le pareti pericolanti, fanno esplodere i massi in bilico, salgono sui tetti delle case alluvionate, dove vengono in soccorso ai malcapitati.

Usano l’elicottero, ma anche qualsiasi mezzo a terra, accompagnano i cani delle unità cinofile. «Insomma, veniamo chiamati ovunque, perché le istituzioni sanno che siamo reduci da una forte formazione. Ben 1620 eventi formativi l’anno», precisa Zandegiacomo.

L’organizzazione

Sono 18 le stazioni in provincia di Belluno. Il Soccorso alpino e speleologico del Veneto è suddiviso in tre delegazioni: II Dolomiti Bellunesi, XI Prealpi Venete, VI Speleologica, delle quali fanno parte 769 soccorritori, disponibili 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno, su tutto il territorio regionale e, su allertamento del Cnsas, anche su territorio extra regionale, come è avvenuto nei giorni scorsi in Piemonte.

La II Delegazione Dolomiti Bellunesi opera nelle province di Belluno e Treviso, è composta da 504 soccorritori ed è suddivisa in queste stazioni: Agordo, Alleghe-Val Fiorentina, Alpago, Auronzo, Belluno, Centro Cadore, Cortina d’Ampezzo, Feltre, Livinallongo, Longarone, Pedemontana del Grappa, Pieve di Cadore, Prealpi Trevigiane, San Vito di Cadore, Val Biois, Val Comelico, Val Pettorina, Valle di Zoldo.

Ogni stazione è attrezzata di una, la maggior parte di due jeep, di quad e motoslitte, cioè di mezzi in grado di garantire il trasporto autonomo rispetto eventualmente all’elicottero.

Poi ci sono le squadre specializzate che hanno le attrezzature adatte per le loro specifiche missioni: i gommoni, ad esempio, per i tecnici delle forre, scale di vario genere per gli speleologi.

I tempi

Si sa che al soccorso in montagna partecipano anche la Guardia di finanza, i Carabinieri, le Truppe alpine ed i Vigli del fuoco. «Ogni stazione deve garantire la pronta reperibilità di almeno 3 volontari, a turno, 24 ore al giorno», dice Zandegiacomo. «Il tempo massimo concesso è di un quarto d’ora. Ringraziamo la Regione e l’Ulss1, perché possiamo contare sul Suem e su ben 2 elicotteri, che garantiscono ogni possibile urgenza. Noi assicuriamo un tecnico di soccorso, che è figura iperspecializzata. Ma tutti i volontari vengono addestrati per l’uso dell’elicottero (si pensi al trasporto rapido in caso di necessità)».

La paga? «Siamo volontari, abbiamo soltanto la copertura per le ore di lavoro che impegniamo nell’opera di soccorso. I tecnici specializzati ricevono un riconoscimento per questa specifica prestazione professionale».

La formazione

«I volontari assolutamente non mancano», assicura il presidente Zandegiacomo, «perché i giovani sanno quanto ricevono. Che forse è di più di quello che danno. La formazione garantita dal Cnsas è un patrimonio per la vita. Recentemente, ad esempio, abbiamo organizzato un weekend con 13 aspiranti operatori di soccorso alpino che hanno partecipato al corso Basic trauma life support, due giorni di formazione intensiva, teorica e pratica, sul riconoscimento e sulla gestione della patologia traumatica».

«Sono proprio questi infortuni, dalle semplici distorsioni sui sentieri, ai più gravi e complessi traumi polidistrettuali, a richiedere spesso l’intervento delle squadre del Soccorso alpino», conclude il presidente Cnsas Giuseppe Zandegiacomo .

«Questo corso va a completare la formazione sanitaria degli operatori che già nelle scorse settimane avevano conseguito il titolo Bls-d, Basic life support and defibrillation, sulle manovre di rianimazione e l’utilizzo del defibrillatore per il trattamento dell’arresto cardiocircolatorio. 

 

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