Si taglia con la sega circolare e muore dissanguato

Nuova tragedia nella Val di Zoldo. Giorgio Campo Bagatin, 88 anni, stava usando la macchina nel cortile di casa
L'elicottero del Suem di Pieve di Cadore
L'elicottero del Suem di Pieve di Cadore

FORNO DI ZOLDO. La sega circolare gli recide l’arteria del braccio destro, dissanguandolo. Per Giorgio Campo Bagatin, 88 anni, non c’è stato nulla da fare. È morto sotto gli occhi del figlio, gettando nello sconforto un’intera famiglia e tutto il paese di Forno di Zoldo, già scosso da diverse tragedie negli ultimi giorni.

Sono da poco passate le 14 quando padre e figlio escono in giardino per preparare insieme la legna per l’inverno. Il padre, 88 anni, è vedovo e si è spostato dalla sua casa di Astragal a Forno di Zoldo, dove vive con il figlio Stefano. Insieme si dedicano alle scorte di legname in vista del freddo. Uno usa la spaccalegna, l’altro la sega circolare. In una frazione di secondo l’imprevisto che si rivela fatale. L’anziano, forse scivolando, si taglia il braccio destro con la lama. L’arto è quasi amputato, il disco ha praticamente reciso l’arteria e il sangue inizia a scorrere copiosamente.

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Il Suem 118 di Pieve di Cadore invia sul posto sia l’ambulanza che l’elicottero. I soccorsi non tardano ad arrivare ma per l’anziano non c’è nulla da fare. Troppo profonda la ferita, troppo grave la perdita di sangue nonostante i disperati tentativi di rianimarlo. Giorgio Campo Bagatin muore dissanguato sul cortile di casa. Sul posto arrivano anche i carabinieri, che si occupano degli accertamenti dopo l’incidente. I rilievi dell’Arma aiuteranno a capire cosa sia successo in quei tragici momenti.

La notizia colpisce da vicino un paese, Forno di Zoldo, già duramente colpito nelle ultime ore. Giovedì, Renato Fontanella è morto travolto da una pianta in fase di taglio. Prima era stata la volta di Lino Tomea, stroncato da un malore in auto. Il sindaco Camillo De Pellegrin, che si trova all’estero, è stato immediatamente avvisato della tragedia.

Giorgio Campo Bagatin era conosciuto a Forno di Zoldo e in particolar modo ad Astragal, frazione dove aveva vissuto. Era vedovo da tempo e dopo la morte della moglie era rimasto nella casa di famiglia, dove veniva assistito da una badante. Negli ultimi tempi, però, viveva con il figlio a Forno di Zoldo.

In gioventù aveva lavorato nei cantieri ma per lungo tempo era stato in Germania come gelatiere. Lì vivono ancora i suoi figli: oltre a Stefano, la famiglia è composta da Marilena e Anita che al momento della tragedia si trovavano all’estero. La frazione di Astragal lo ricorda come un instancabile creativo, inventore di ninnoli e giochi con ferro e legno. Proprio il legno lo ha tradito, portandolo via alla sua famiglia per una tragica fatalità.

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