Sempre più mondiale il Distretto dell’occhiale

BELLUNO. «Il distretto dell’occhialeria del Bellunese è cresciuto così tanto da assumere sempre più una dimensione mondiale. E molte sono le ricadute positive per questo territorio, dall’occupazione alla tranquillità delle famiglie».
A fare il punto della situazione del comparto dell’occhialeria è Rosario Martines, segretario della Uiltec Uil di Belluno Treviso, da poco riconfermato alla guida del sindacato di categoria.
L’occasione arriva dalla crescita importante che il comparto sta avendo nel Bellunese: basta vedere le nuove realizzazioni di Luxottica a Sedico o quella di Marcolin a Longarone.
Insomma, il settore gode di buona salute...
«Direi proprio di sì, prova ne è che l’export dell’occhialeria traina l’intera esportazione della provincia di Belluno e rappresenta una bella fetta di quella nazionale. Gli stessi addetti sono un numero importante in Italia: si parla di oltre 20 mila e il 90% di loro è concentrato nel Bellunese. Per questo motivo dico che questa provincia ha davanti a sé grandi opportunità, grazie alla crescita mondiale del comparto».
Quali sono le ricadute per il territorio e per le imprese?
«Come dicevo, per il territorio significa ricchezza e occupazione, ma anche crescita di tutto l’indotto medio piccolo, che durante la crisi del 2008 aveva risentito maggiormente delle difficoltà. Tutto questo porterà alle imprese nuove professionalità e dipendenti sempre più competenti. Ma c’è di più: l’internazionalizzazione del distretto svilupperà maggiore interesse da parte delle banche, dei fondi, e degli industriali per questo territorio, un territorio che farà scuola a tutte le altre industrie che si potranno sviluppare in questo settore».
Nell’occhialeria, però, molti sono i lavoratori precari. Come si supera questa criticità?
«Quello della precarietà del lavoro in questo settore è un problema, visto che la produzione dell’occhiale è legata alla stagionalità. Il lavoro del sindacato è far sì che la stagionalità dia comunque origine a contratti a tempo indeterminato. Dobbiamo lavorare per trovare un giusto equilibrio tra lavoratori fissi e a tempo determinato. Dobbiamo fare in modo che il distretto dell’occhialeria non sia sinonimo di precariato».
Unico neo in questo quadro è Safilo?
«Ricordiamoci che 2-3 anni fa Safilo aveva annunciato un migliaio di esuberi, esuberi che siamo riusciti a gestire tramite la solidarietà e le uscite volontarie. Sono sicuro che anche la crisi della produzione attuale si supererà con le azioni che abbiamo messo in campo. L’importante sarà efficientare l’azienda e la produzione, se si vorrà raggiungere gli obiettivi previsti dal piano 2020».
Con la mondializzazione dell’occhialeria cambierà anche qualcosa in Anfao, l’associazione che raccoglie i produttori di occhiali?
«Presto questa associazione non ci sarà più, ma verrà incorporata in un unico organismo che comprenderà tutto il comparto della moda e avrà la sua sede a Milano. Questo significa che potremo fare un salto in avanti. E anche questo è un segno dell’internazionalizzazione dell’occhialeria, è un segno del profondo cambiamento in atto».
Cosa si deve fare per affrontare questa sfida al meglio?
«Dobbiamo investire di più sulla formazione e sull’informazione dei lavoratori e dei giovani. E anche i sindacati sempre più devono lavorare insieme, condividendo le scelte e le azioni. Facendo squadra, senza escludere nessuno, si potrà avere un’azione migliore».
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