Scoperti tre operai in nero con “Mattone sicuro”

BELLUNO. Tre lavoratori completamente in nero, altrettante attività edili sospese, 45 violazioni in materia di sicurezza del lavoro con 25 persone denunciate all’autorità giudiziaria.
È il bilancio di quattro mesi di attività svolta dagli ispettori della Direzione del Lavoro di Belluno, insieme al “Nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro” e con il supporto dei militari all’Arma del Comando provinciale.
Gli agenti, una ventina quelli che hanno operato dal 21 maggio al 30 settembre, hanno effettuato una serie di verifiche ispettive nei riguardi delle imprese edili operanti sul territorio provinciale, all’interno di un programma nazionale denominato “Mattone sicuro”, organizzato del Ministero del lavoro e dal Comando generale dell’Arma dei carabinieri.
L’operazione mirava al contrasto dell’impiego di lavoratori irregolari o in nero, del caporalato e degli appalti illeciti, nonché al contenimento degli infortuni tramite la verifica delle condizioni di lavoro all’interno del settore dell’edilizia.
Nel corso di questa operazione sono state ispezionate 66 imprese edili: a 32 di queste sono state contestate delle irregolarità. Grazie ai controlli sono stati pizzicati tre lavoratori in nero: due italiani e un extracomunitario. Quest’ultimo è risultato clandestino e sarà interessato da un provvedimento di espulsione.
I tre lavoratori “invisibili” non risultavano avere alcuna posizione previdenziale nè infortunistica neppure al collocamento. Per questo le tre ditte saranno soggette a sanzioni amministrative che vanno dai 250 euro in su.
Rilevate anche 45 violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, con la denuncia di 25 persone all’autorità giudiziaria. «Si tratta di illeciti penali», precisa il direttore ad interim della Direzione provinciale del lavoro, Roberto Parrella. «La norma sulla sicurezza è punita tramite il diritto penale e quindi attraverso una causa penale; per il resto parliamo soltanto di sanzioni amministrative».
La Direzione del lavoro-Nucleo ispettorato del lavoro ha anche emesso tre provvedimenti di sospensione dell’attività lavorativa di altrettante ditte che sono state beccate con più del 20% delle maestranze in nero.
«Queste imprese per poter riprendere l’attività dovranno pagare una maxi sanzione di 3 mila euro per ogni lavoratore in nero. Con la certificazione del pagamento, inoltre, dovranno rivolgersi alla Direzione territoriale del lavoro, che provvederà a rilasciare il via libera all’attività. Come si vede, malgrado la crisi economica, la soglia di illegalità delle imprese è ancora molto alta», conclude Perrella.
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